"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 18 agosto 2013

L'infermiera Wolf e il dottor Sacks, di Paul Theroux, Baldini Castoldi Dalai editore

  Il punto di forza di questo breve libro è, al contempo, il suo limite. Diciamo la brevità, ma non in quanto tale, ma perchè Theroux condensa in poche pagine un materiale che avrebbe meritato spazi ben più ampi e una trattazione approfondita che ne scandagliasse i vari gangli e le implicazioni che, evidentemente, saltano agli occhi del lettore. Ma questo, forse, è anche il bello del libro. Il lettore (io sono in questo caso il lettore perfetto, vergine, essendo la prima opera che leggo di Theroux) si trova infatti ad essere lasciato solo di fronte ad una serie di bivi che non vengono esplorati dall'autore, ma che vengono evidenziati in maniera esplicita, di modo che sia il lettore (io, o voi) a lanciare la propria immaginazione a briglia sciolta a continuare la strada lasciata a metà dalla narrazione. Per quanto semplice possa sembrare, lo considero un classico - e ben riuscito esempio - di meta-libro, che può essere l'inizio di un percorso che ne evidenzi la natura di semplice tessera di un puzzle o, appunto, per chi già fosse intimo dell'opera di Oliver Sacks, un'ennesima pedina nel panorama di una partita più ampia, che qui viene solo lasciata indovinare. Il libro è schematico nella struttura e affabulatorio nello stile. E' una chiacchierata tra amici seduti ad un tavolo di un caffè, Theroux parla e gli amici siamo noi, che lo ascoltiamo rapiti, a volte divertiti, a volte rabbuiati dal suo incedere nel racconto. Una chiacchierata tra amici intellettualmente stimolanti (questa è una delle caratteristiche del successo di Theroux, credo, il lasciare nel lettore l'impressione di essere intellettualmente al suo livello, mentre è lui che si abbassa al nostro). La prima parte è il resoconto dell'amicizia dell'autore con l'infermiera Wolf, una famosa (almeno nell'ambiente sadomaso di Manhattan) dominatrice, o padrona che dir si voglia. Una signora che viene pagata per soddisfare le fantasie più strambe e spesso sinistre dei propri clienti. L'infermiera Wolf spiega, dettagliatamente, il suo lavoro, non solo o non tanto nella descrizione visiva di ciò in cui consistono i suoi trattamenti, a seconda che siano persone che vogliono farsi riempire di botte, essere trattati come neonati, usati come wc, ecc, ecc, ecc, quanto nello spiegare cosa stia sotto tutto questo, e il rapporto vero e proprio che si crea tra lei, che regge i fili del gioco, e i clienti. Theroux è abile a non scadere nella pornografia, ma a seguire i ragionamenti e le implicazioni che la Wolf snocciola con una innocenza che lascia sbalorditi noi abitanti del mondo cosiddetto normale, con un candore che non scade mai nella stupidità o, peggio, nella caricatura della stupidità, l'idiozia. Non è una cavalcata selvaggia nel lato oscuro del desiderio umano, quanto un lento blues, una chiacchierata appunto, una graduale analisi informale di quel lato oscuro che ci ostiniamo a considerare altro da noi. In sottofondo, lasciate appunto alle nostre elucubrazioni personali, le domande sul perchè, sulle motivazioni o i traumi che possono portare a certe fantasie.
Poi cambia tutto, e troviamo Theroux che ci parla di e parla con Oliver Sacks,(che, a volte nei suoi lavori di divulgazione scentifica, si firma Oliver Wolf - Wolf appunto) l'autore di L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Un antropologo su Marte e altri titoli di divulgazione neurologico-scentifica che sfociano felicemente nella narrativa di qualità. L'ammirazione dell'autore per Sacks è più che evidente - è esplicita -, e risulterebbe quasi fastidiosa se il libro non continuasse a mantenere un tono confidenziale che lo esime da qualsiasi terzietà (pseudo)scientifica. Ascoltiamo le storie di Sacks e dei suoi pazienti, ne incontriamo alcuni. Lasciamo che nascano domande in noi sulle quali non avevamo mai riflettuto, o che avevamo da tempo messo da parte e dimenticato. Tra le tante microstorie che ci vengono offerte con garbo, come da un ospite premuroso, penso che sia doveroso riportare la più spaventosa di tutte. Quella di un medico, direttore di una clinica pischiatrica: l'uomo raggiunge l'età della pensione e si ritira, ma dopo pochi anni sbrocca di testa e viene ricoverato nella medesima clinica da lui precedentemente diretta. Un giorno prende un camice, lo indossa, e torna a credersi medico. Entra nel suo vecchio ufficio e si mette ad analizzare le cartelle dei pazienti. Ne trova una che valuta come particolarmente critica, "Questo è messo male", esclama, legge il nome sull'intestazione della cartella, ed è il suo.
  Vi verrà voglia di fiondarvi a leggere qualcosa di Sacks (come ho fatto io), e di Theroux, perchè questo piccolo pamphlet, è interessante, affascinante, affabulatorio, e ha di unico questo particolare, nella sua imperfezione: essere una parte di un tutto più grande, di rappresentare solo uno stralcio di quella più ampia conversazione tra intelletti elevati e stimolanti che è il magma di opere dei due autori, e di altri - di infiniti altri - che è la letteratura. Un rimando continuo e perenne a qualcosa che completa qualcos'altro e che da altro ancora deve essere completato.

Paul Edward Theroux è nato nel 1941 a Medford, Massachusetts. Figlio di un franco-canadese e di un’italiana, ha studiato scrittura creativa all’Università del Maine, si è specializzato a Syracuse e a Urbino e si è trasferito in Africa, dove ha insegnato e preso parte a missioni umanitarie. Ha scritto per numerosi settimanali e mensili, tra cui «Playboy», «Esquire» e «Atlantic Monthly». Ha pubblicato diversi romanzi e molti saggi sul tema del viaggio. Per Baldini Castoldi Dalai editore sono usciti: Ultimi giorni a Hong Kong, Il Gallo di Ferro, O-Zone, Hotel Honolulu, L’infermiera Wolf e il dottor Sacks, L’ultimo treno della Patagonia e Mosquito Coast.

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