"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 6 maggio 2018

Diablo, di F.C. Haghenbeck, Newton&Compton editore, Andrea Russo

  Elvis Infante è un diablero: cattura creature soprannaturali (angeli o demoni, come vedrete, non fa poi tanta differenza) e le rivende al mercato nero, dove vengono usate per incontri di "lotta" ovviamente clandestini. Qui sta il primo punto essenziale: li cattura, non li caccia come si limiterebbe a fare un semplice esorcista. Praticamente li inscatola. Una volta che il demone (o angelo) è stato conservato in un adeguato contenitore scatena l'interesse di chi, a conoscenza della sua esistenza, per i più segreta, ha una disponibilità di denaro sufficientemente elevata per potersi permettere di comprarlo.

A ogni strofa l'oscurità avanzava sempre di più. Ogni verso faceva alzare la temperatura. Curlys gemette, rivoltandosi eccitata. Elvis rimaneva all'interno del cerchio. Ad appena pochi passi da lui, Tecate aspettava con la Bibbia, come un pompiere che tiene d'occhio i fuochi d'artificio. Quando arrivarono furono spettacolari. Meglio che a Disneyland. Il letto si agitò. Le lampadine dell'abat jour scoppiarono. Le lenzuola cominciarono a spargere sangue, e i gemiti di Curleys  si trasformarono in voci in aramaico. Cupe e distanti.  

  Il diablero evoca il demone e, quando si presenta per occupare il corpo di un'ospite (nel caso di cui sopra, che apre il lbro, l'ospite è Curleys), gli tende un agguato e lo intrappola. A quel punto è bell'e pronto per essere venduto. Detto questo, non so cosa sia esattamente questo libro: qualcosa di estremamente veloce, e divertente. Lo si potrebbe definire come il punto in cui Fight Club incontra L'esorcista, e non ci si andrebbe poi lontani, ma stiamo parlando di un prodotto diverso da entrambi, di un'altra generazione: letteratura da consumare in fretta, calata in un immaginario pop già creato e testato non solo da altri autori ma anche con altri media: fumetti e cinema appunto. Violenza a piene mani e ironia come se piovesse. Funziona sempre. L'intreccio c'è e non c'è o, meglio, c'è ma è come se non ci fosse. In realtà non serve a niente una storia, perchè la storia sta da un'altra parte e non nella trama. Anzi, per certi versi la trama tende a confondere le cose: si apre sul presente, torna al passato, diversi piani di passato, e infine torna al presente. Si parte in una periferia degradata di Los Angeles e facciamo subito conoscenza con Infante e con Nice Suit (che, si capirà più in là, è un prete, padre Benjamìn) che ritroveremo nei capitoli successivi, in diversi passati, ma la velocità di lettura che il testo impone e dei collegamenti non proprio rodati tra i vari capitoli e i diversi piani temporali (secondo un editing che avrebbe meritato maggiore cura) non aiutano a ricostruire il puzzle con la dovuta attenzione. Ma, come ho già detto, poco importa: non sta lì il centro del libro (forse è un romanzo, ma non ne sono sicuro, e in fondo chi se ne frega?). Sembrerebbe, e in fondo lo è, un sottoprodotto, letteratura da consumare rapidamente e da gettare via, il risultato di sottoprodotti culturali mixati insieme e vomitati su carta, già belli e pronti per essere trasposti a loro volta sul grande schermo (grande, piccolo, medio): e infatti è prevista l'uscita di una serie per Netflix in questo 2018.
  Il passato di Infante, la morte del fratello posseduto da un demone, non basta certo per conferire tridimensionalità al personaggio, e altrettanto dicasi per padre Benjamìn, prete dannato dal suo aspetto sexy e da una fame quasi chimica che lo divora per il corpo femminile (una sorta di padre Ralph aggiornato ai tempi attuali). L'aspetto interessante, e più schiettamente narrativo, è la costruzione del mondo che Haghenbeck offre in questo libro. La velocità aiuta, il fare riferimento a immaginari già ben radicati nel pubblico è essenziale, l'ironia nella scrittura, i personaggi bidimensionali, la violenza, il sesso, tutto quanto serve a rendere appetibile Diablo, ma il suo valore aggiunto sta nell'universo che muove tutti gli altri aspetti. Un universo tutto sommato credibile seppur assolutamente fantastico: se credi ad un paradiso e ad un inferno il passo che porta a credere anche ad Haghenbeck non è poi così lungo. Gli angeli di Haghenbeck sono assai diversi dall'idea che ne abbiamo, e non così diversi dai demoni, e comunque, per l'uomo, ugualmente pericolosi. I demoni sono come dei bambini piccoli e dementi, sono orribili, devastanti, quasi estinti (ma non del tutto) ma sostanzialmente stupidi, e soprattutto esistono (anche) in carne ed ossa. Sono gli ultimi rappresentanti di una razza che una volta popolava la Terra (un po' come i dinosauri), li puoi trovare nelle grotte dell'Afghanistan così come nascosti nel corpo di una ricca signora di Bel Air (o del marito di quest'ultima).
  Il terreno di battaglia, letterario in questo caso, è così qualcosa di nuovo ed intrigante: il demone non risveglia paure ancestrali, sensazioni mistiche, non è un mistero esso stesso, privo di corpo, un'entità sì malefica ma in fondo spirituale, è piuttosto un mostro, orribile, che suscita ribrezzo e la paura che si deve ad una creatura che ti può ammazzare con una zampata, ma niente di più. Addirittura, capovolgendo i rapporti di forza, può essere catturato e venduto dagli esseri umani, esattamente come qualsiasi altro animale, e utilizzato per incontri di lotta, per soddisfare la sete di violenza e di sangue insita nell'uomo. Qui, e non altrove, sta il nucleo centrale e realmente narrativo di questo libro (forse non è un romanzo ma un libro sicuramente lo è), nel condurci in un mondo che conosciamo per la prima volta, dove lo stesso essere umano si trova su una scala differente rispetto a quella che eravamo convinti di conoscere. Il nostro posto nel creato non è quello che abbiamo sempre ritenuto competerci, le mosche non stanno solo sugli escrementi ma escono a frotte dagli orifizi di demoni e indemoniati, e la guerra in Afghanistan non è stata solo una guerra convenzionale ma anche una caccia a demoni vecchi come il mondo, o forse più vecchi ancora.
  Quindi, non so dirvi di cosa si tratti, nè di che valore abbia: è qualcosa di veloce, molto veloce, divertente, che sembra cinema ma non lo è, che sembra fumetto ma non lo è, che dovrebbe essere narrativa e forse non è nemmeno quella. Quello che sì posso dire, è che, una volta chiuso, il libro lascia la singolare impressione che il mondo nel quale siamo abituati a muoverci non sia esattamente quello che immaginavamo, e che forse siamo noi umani gli esseri che fanno più paura di tutto il creato.

F.C. Haghenbeck è nato nel 1965 in Messico. È autore di romanzi, graphic novel e libri per ragazzi. Le sue opere hanno ricevuto importanti premi in Messico e in Spagna e sono state tradotte in 14 lingue. Diablo si è aggiudicato il prestigioso Premio letterario Bram Stoker e i diritti sono stati acquistati da Netflix che ha prodotto una serie ambientata in Messico, in uscita nel 2018 in tutto il mondo.
Alla fine del libro, è l'autore che cita i suoi debiti verso il mondo del fumetto (operaciòn Bolivar, di Edgar Clement), del cinema (Robert Rodriguez) e di altri autori letterari di genere (Clive Baker su tutti), e spiega come l'idea sia nata in una sola notte, a Monterrey, un po' come era accaduto per i Byron, Shelley e Polidori per la creazione di Frankenstein.