"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 17 luglio 2016

Gli innocenti, di Oswaldo Reynoso, Sur editore, trad. di Federica Niola

Si può dire che Reynoso sia el secreto mejor guardado de la literatura peruana. Le edizioni Sur, dopo aver pubblicato Niente Miracoli ad Ottobre nel 2015 (1966 prima edizione peruviana) ora pubblica il primo libro di Oswaldo Reynoso (prima traduzione assoluta), Gli innocenti (1961) una raccolta di cinque racconti, ognuno dedicato ad un personaggio, che si può leggere come un romanzo breve o, meglio, come uno sguardo unico ottenuto da quadri giustapposti. Il centro gravitazionale dei racconti è la sala biliardi, nella quale regna, silenzioso ed incontrastato, il Choro Plantado, uno dei pochi adulti del romanzo, gran giocatore di biliardo dal passato oscuro e galeotto (nel vero senso di essere stato in prigione), e punto di riferimento esistenziale dei ragazzini che sono i veri protagonisti della narrazione: Faccia d'Angelo, Il principe, Carambola, Rossetto, Ciambella (uno per ogni capitolo (più Corsaro, Natkinkol, il Cinese e Mani alate. Gli altri punti di riferimento dei ragazzi sono il bar del Japonese e la casa di Gaby (il bordello). Lima è sempre la Ciudad de los Reyes (il primo nome con la quale la città fu fondata nel 1535 nella regione di Limaq, da cui avrebbe poi preso il suo nome attuale), ma è anche una metropoli sospesa tra un passato glorioso e un presente da capitale povera e violenta di un terzomondo che nella realtà è assai diverso (soprattutto le città lo sono) dal ritratto che ne fa il realismo magico letterario di quegli anni. Tra l'altro, il Perù, con la notevole eccezione di Manuel Scorza (noto per il suo pentealogico ciclo andino, la cosiddetta Ballata: Rulli di tamburo per Rancas, Storia di Garabombo l'invisibile, Il cavaliere insonne, Cantare di Agapito Robles, La Vampata), rimane abbastanza alla periferia di questo movimento che ha in Gabriel Garcia Marquez il suo patriarca e nume tutelare, e vanta una schiera di scrittori che sono la diretta derivazione di una classe di letterati intellettuali, lontani dalla realtà quotidiana, forse ancora più da quella metropolitana che da quella indigena (in questo senso non si può non citare José Marìa Arguedas e la sua narrativa antropologico-letteraria). Per la prima volta, Gli innocenti esce nel 1961, uno scrittore racconta la Lima dei barrios popolari, ne racconta gli umori, il sudore, gli odori, il parlato gergale, basso, le ambizioni e, soprattutto, lo sconcerto, il disorientamento di fronte alla vita che la città pone loro di fronte. La cultura dell'epoca dipinge un uomo che, più che uomo, è e deve essere maschio, e come tale con tutti gli attributi che ne conseguono: essere donnaiolo, bevitore, duro, incapace di mostrare debolezze, pronto a difendere le proprie ragioni anche con la violenza. E' questa cultura che incombe sulle anime e sui destini dei protagonisti che disperatamente cercano di allinearsi a quanto la società chiede loro. Sono ragazzini ritratti nel momento di passaggio che dall'innocenza sfocerà in altro, nella perdizione che pare inevitabile per tutti, o quasi (la preghiera del narratore alla fine del libro è per Ciambella, l'unico che potrebbe non attraversare il confine e rimanere, come da titolo, innocente):

Sei triste perchè sai che un ragazzo come te può perdersi. Non è il caso del Principe, che è un ladro; di Rossetto, che fa il <<Maledetto>>, ed è quasi, quasi perduto; di Faccia d'angelo, un giocatore capace d'impegnarsi la camicia per pagarsi un tavolo da biliardo e di tornare a casa nudo, la sera; di Carambola, che se la spassa con una donna più vecchia di lui; di Natkinkol, libero e festaiolo; per non parlare del Cinese e di Corsaro.(...) Se hai sbagliato è per via della tua famiglia, povera e rovinata; per la tua "quinta", caotica e degradata; per il tuo quartiere, che è un vero inferno; e per la tua Lima

 Gli innocenti del titolo sono loro. Faccia d'Angelo (primo capitolo) che viene bullizzato dal gruppo e che a sua volta si domanda se non sia davvero frocio, come lo accusano di essere. Ma è disorientato, si mette alla prova con la Gaby, al bordello, e poi si trova a registrare le avances violente di Rossetto, che è il capobanda ma gli lascia capire che lo desidera (lo desidera come una sfida, come una caccia tra animali, in maniera istintiva e primordiale, sollevando le labbra e lasciando scoperti i denti). Faccia d'Angelo che si vede portare via il pane che aveva comprato per la madre e che non è nemmeno consapevole del suo disorientamento. Si limita a registrare il comportamento degli altri e, come conseguenza, a domandarsi chi sia lui.
Il principe (secondo capitolo) che assume una certa fama da rockettaro per essere finito sul giornale per aver rubato una macchina, che fa il duro durante l'interrogatorio, e si domanda come diavolo può essere che un principe nella ciudad de los reyes vada in giro senza neppure una macchina per conquistare la sua Alicia. Carambola (capitolo 3) che si aggira attorno al Choro Plantado per farsi consigliare su come comportarsi con Alicia, che lui vede innocente e virginale, ma che in realtà è ben altro (Povero Carambola, se solo sapesse che la sua Alicia è più troia di una gatta in calore.) Rossetto, il capobanda, quello che ha imparato come gestire la sua paura per piegare il branco ai propri capricci ma che davanti ad una ragazza diventa impacciato, non sa cosa dire nè come comportarsi: 

  La banda... Lì sì che sono coraggioso. Per strada sono Rossetto il capobanda. Ma alle feste me la faccio sotto. Sono un vigliacco.

E infine Ciambella, che è ancora un bambino ma va in giro con la sigaretta in bocca e con in tasca un foglio assurdo che si è scritto da solo, falsificando la firma della madre, che recita:
La sottoscritta, tramite la presente, certifica che suo figlio Romulo Campos ha vent'anni, ragion per cui ha il permesso di fare cose da uomini. Si pregano i signori poliziotti di non importunarlo, perchè ha problemi di fegato. Cordialmente Gosefina Martines de Campos, sua mamma.

Su tutti loro incombe Lima, i suoi odori, il suo cielo opaco e bollente, il suo passato regale e il presente vigliacco, quella Lima che in fondo è un'entità vera e propria, quell'essere che tutti schiaccia al suo volere, ai propri canoni di comportamento. Che da un parte ti rende capobanda e dall'altra un vigliacco con le ragazze, che ti impone il machismo ma in fondo rende il corpo sudato degli altri maschi un oggetto di un desiderio forse insoprimibile, misterioso, violento e rapinoso. Gli innocenti sono questi ragazzini che rincorrono l'età adulta coi mezzi che hanno, con gli esempi che si trovano a disposizione (il Choro Plantado su tutti), con i soldi che non posseggono, con l'innocenza che li blocca davanti al mistero del sesso, dell'altro sesso e del proprio. Stanno per attraversare una linea dalla quale non si torna indietro, verso la quale la cultura, la società, Lima stessa li spinge, e assaporano ogni attimo, ogni odore, ogni umiliazione (inferta o subita) che la vita gli concede, appena consapevoli di essere ragazzini dei peggiori barrios de la ciudad de los reyes.
  Reynoso, marxista convinto, scrittore di razza, capace di una prosa immediata, dura e poetica al contempo, divenne da subito una sorta di scrittore maledetto, uno scrittore d'iniziazione, e il suo libro (...) un talismano (dalla perfazione di Mariana Enrìquez a Niente miracoli ad Ottobre, ed.Sur, pag.13). Venne da subito tacciato dall'estalishment letterario dell'epoca di pornografia, un maiale che si compiace della sporcizia che descrive, ad eccezione di due grandissimi scrittori, Arguedas e Vargas Llosa, che subito riconobbero in lui l'ambizione innovativa di un narratore di razza. Trascorse poi diversi anni in Cina, pensando di trovare la vita perfetta che il socialismo reale nel quale credeva gli prospettava, ammettendo infine di non averla trovata. E' morto il 24 maggio di quest'anno, ansioso di poter visitare l'Italia (era invitato per quest'estate a diversi festival letterari), il primo paese che ha tradotto, finalmente, i suoi libri.


Oswaldo Reynoso (1931-2016) ha pubblicato romanzi, racconti e poesie. Il suo esordio, con la raccolta di racconti Gli innocenti (venne anche edito col titolo Lima en rock), fu salutato da José María Arguedas e dal futuro premio Nobel Mario Vargas Llosa come uno spartiacque nella letteratura peruviana. Edizioni Sur ha già pubblicato Niente miracoli ad Ottobre (2015).

QUI potete trovare un'intervista a Reynoso su Los inocentes (Lima en rock)
  

N.B.: ci auguriamo che le traduzioni proseguano presto con il libro El hombre y el escarabajo.

domenica 10 luglio 2016

Il demone di Angkor Vat, di John Burdett, Bollati Boringhieri editore, trad. di Carlo Prosperi

E se il centro del male presente e, soprattutto, futuro fosse quella follia della storia che è la Cambogia? Cosa può accadere se la scienza occidentale più spinta (tanto spinta da sembrare pazzia) si sposa con l'ancestrale magia khmer e la psicologia farang (occidentale)?
Burdett, ancora una volta ci porta a seguire le vicende dell'ispettore mezzo farang ed ex monaco Sonchai Jitpleecheep, ma questa volta (come già ne Il padrino di Kathmandu, quando il centro dell'azione era il Tibet), la narrazione degli eventi si sposta in un luogo lontano da Bangkok: la Cambogia: terra di demoni, uno dei luoghi nei quali la follia della storia ha scelto di manifestarsi (vedi alla voce: khmer rossi). Tutto comincia con un delitto: una ragazzina viene decapitata a mani nude, apparentemente da un essere dalla forza sovrumana. Sulla scena del delitto viene trovata una scritta che chiama in causa proprio Sonchai Jitpleecheep:

Detective Sonchai Jitpleecheep, io so chi è (macchia) padre

Poi il comandante Vikorn lo manda ad assistere (sotto l'egida della collega lesbica Krom) ad un evento tanto misterioso quanto orribile sul fiume Chao Praya. Quello che inizialmente pare non avere senso, col procedere delle indagini, viene svelato: il tentativo di vendita del primo asset. L'asset, tanto per essere chiari, è un essere TU, trans umano. Potenziato. Capace di apprendere qualsiasi cosa in tempi brevissimi. E' un essere umano a tutti gli effetti, ma migliore, più potente, più intelligente, assemblato con app di ogni tipo e con innesti infracorporei di alta tecnologia. L'asset è l'ultima evoluzione del Candidato Manciuriano (che, a dar retta a Burdett, a questo punto avrebbe dovuto chiamarsi Candidato Cambogiano), il frutto degli esperimenti della Cia denominati MKUltra. Manipolazione genetica e mentale. Durante la guerra in Vietnam sarebbe partito il progetto, poi abbandonato a causa di problemi "tecnici" (o, forse, "umani"): l'ingestibilità psicologica dei soggetti. In seguito, grazie alla collaborazione di un singolare psicologo inglese, seguendo un protocollo assolutamente top secret, il progetto sarebbe stato ripreso e portato avanti nelle foreste cambogiane e tra le rovine di Angkor Vat. Scienza, psicologia e magia. Oggi, appunto, mentre l'uomo comune ignora totalmente tale realtà, il mercato che si apre, la nuova arma militare è l'asset. Il paese che per primo riesce a mettere le mani su un esercito di super uomini, avrà il controllo del panorama geopolitico mondiale. In previsione di paesi che sempre meno saranno aperti alla democrazia e che, quindi, sempre più avranno il problema della gestione dei conflitti e delle insurrezioni interne, un esercito di superuomini diventa una dotazione essenziale per qualsiasi stato non voglia cadere nel caos e nell'anarchia. Questa, a grandi linee, la trama. Ma ovviamente c'è molto di più: Chanya, la moglie di Sonchai, le sue velleità intellettuali e la sua relazione omosessuale (vera, o solo immaginata) con la lesbica Krom, il demone del titolo, lo smarrimento di Sonchai e del suo karma di fronte ad una realtà assurdamente enorme ed incombente e, soprattutto, di fronte alla soluzione dell'enigma circa l'identità di suo padre, il militare americano di cui ha sempre saputo poco o niente. La trama, le sottotrame, le geometrie che legano l'una alle altre, sono come sempre impeccabili e molto ben gestite dal polso dell'autore, ma il vero centro d'interesse, così come in altri suoi libri era lo studio della mentalità orientale a beneficio del lettore farang (che in questo libro rimane nettamente nell'ombra), è in questo caso l'analisi tra il filosofico e l'antropologico del presentarsi sulla scena mondiale di una nuova realtà (non si può definirla solamente "tecnologia") come quella dei trans-umani. I nuovi dei. Il ritorno del messia. Gli asset, i cosiddetti umani potenziati, fanno ancora parte del genere umano o sono altro, divinità appunto? Quale sarà la relazione tra le due categorie: saranno i transumani agli ordini degli umani (magari anzi, quasi sicuramente, per soggiogare altri umani) o prenderanno il controllo del potere? Cosa provano? Sono, e saranno - sapranno essere - equilibrati e saldi nelle loro missioni, o l'enormità dei loro poteri, la (apparente) perfezione della loro tecnologia li porterà a divenire una minaccia per il mondo e per sè stessi? Le domande, queste ed altre, sono il vero fulcro d'interesse del romanzo e, più che porsele Sonchai Jitpleecheep, Burdett le pone direttamente al lettore (L), sempre con la sua tecnica (onestamente un filo stucchevole) con la quale gli si rivolge direttamente (es: "L, tu sei cresciuto insieme a tuo padre? / Ora L, non posso certo affermare che..." ecc)
  Il mondo disegnato dall'autore è catastroficamente simile al nostro, e il futuro che si appresta all'orizzonte è quello che vediamo avvicinarsi sempre di più al nostro presente, fino a fagocitarlo, le paure e le teorie complottistiche che ne scaturiscono spesso rimagono tali e vanno ad aumentare esponenzialmente il grado di paranoia nell'aria che respiriamo. Burdett prende spunto da queste teorie, ma non si sofferma sulla mostruosità di progetti inumani quali l'MKUltra, sulla domanda  principe in questi casi: come può un essere umano concepire simili mostruosità? Con una logica tutta orientale, si limita a prendere atto dell'esistenza della realtà, per quanto terribile ed apparentmente inverosimile, e l'analizza. La domanda principe, una volta preso atto delle cose come stanno, diventa quindi: come mi pongo io di fronte al mutamento delle cose, che posto occupo (decido di occupare, al netto delle considerazioni relative al mio karma) in un mondo di trans umani?
  Come sempre, i romanzi del ciclo di Jitpleecheep danno l'impressione di essere letteratura take-away, nutrite a base di trash ed effetti forti: sesso e sangue, in salsa esotica, ma ancora una volta l'abilità di Burdett sta nel costruire una storia con materiali poveri, adattandovi una narrazione apparentemente da "segretissimo" da edicola, per scavare però più a fondo. Al di là dei personaggi, ben riusciti ed ai quali, libro dopo libro, ci si affeziona, al di là dell'ambientazione esotica e degli effetti pulp sesso-sangue, i libri di Burdett sono una esplorazione di realtà che spesso ci sforziamo di tenere attentamente lontano dagli occhi: snuff movie, prostituzione infantile e non, commercio di organi ecc.

  A questo punto ci si aspetta che vengano pubblicati anche Bangkog8 e Bangkok tatoo, e ristampato L'uomo di Bangkok.

John Burdett è nato in Gran Bretagna e vive in Asia. Ex avvocato, ha scritto A Personal History of Thirst, The Last Six Million Seconds, Bangkok 8, un romanzo che ha venduto piú di centomila copie negli Stati Uniti ed è stato tradotto in 19 paesi, e Bangkok Tattoo. Bangkok uccide è apparso nelle classifiche americane dei romanzi piú venduti del 2007.

  Su 2666 sono apparse le recensioni di Bangkok Uccide, e Il padrino di Kathmandu