"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 20 marzo 2016

Il punto cieco, di Javier Cercas, Guanda editore, trad. Bruno Arpaia

  Cos'è il romanzo (la forma-romanzo), e oggi è ancora vivo e vibrante o si è forse fermato, come sosteneva Alain Robbe-Grillet, all'800? E' stato salvato dal postmodernismo o è da esso stato condannato ad un'irrilevanza cinica e fine a sé stessa? Tutto nasce (e finisce) col Chisciotte cervantino o, nonostante tutto, il romanzo continua a vivere e a combattere con (o contro) di noi? E' un capolavoro La città e i capi, di Vargas Llosa? E Anatomia di un istante, dello stesso Cercas, è un romanzo, un saggio, un romanzo storico, è non fiction novel, o piuttosto un saggio romanzato o, ancora, un saggio scritto con le tecniche narrative proprie del romanzo, come predicato dal new journalism? Tutti questi interrogativi (e altri) trovano spazio nei quattro capitoli (più prologo ed epilogo) che compongono questo libro (La terza verità, Il punto cieco, La domanda di Vargas Llosa, L'uomo che dice no) e ruotano tutti attorno al concetto di "punto cieco", che dà il titolo al secondo capitolo e al libro stesso.
  Don Chisciotte è sano di mente o malato? Ecco il primo, il più alto esempio di punto cieco. Cervantes non ce lo dice, non lo esplicita. Tutto il Chisciotte è giocato sul filo dell'ironia e del paradosso, il paradosso di inanellare domande senza una risposta, o con molteplici risposte possibili. Il romanzo aperto, il primo esempio di romanzo moderno, Il Don Chisciotte, il capolavoro assoluto. In cosa consiste il punto cieco di cui Cercas parla? Nel territorio di incertezza che l'autore crea non fornendo al lettore tutte le risposte, bensì, chiamandolo ad essere parte attiva della costruzione del romanzo, ad immaginarsi le possibili risposte, e le ulteriori domande. Un centro cieco - un meccanismo che non si ferma ad essere semplice espediente narrativo - la cui prospettiva, paradossallmente, illumina il resto della narrazione e la permea di una sorta di moto perpetuo. Il romanzo come un pensiero sempre in movimento, che a sua volta genera altri movimenti, e che non trova in sè una conclusione.
 Mentre i romanzi a tesi costruiscono una storia che si svolge per attirare l'attenzione del lettore e condurlo per mano al finale che non sarà altro che la dimostrazione della tesi (implicita o esplicita) iniziale, i romanzi del punto cieco costruiscono (e al contempo cosituiscono) un meccanismo narrativo che lascia il lettore in uno stato di sospensione, in attesa di una risposta che non verrà mai, ma che fungerà da moltiplicatore di domande e di punti di vista.
  Il romanzo sarebbe dunque quello strumento che l'uomo ha creato per porsi domande, per complicare quelle che già si era posto, per mettere in dubbio le risposte che si era dato o, per dirla con le esatte parole di Cercas: 

  La risposta è la ricerca stessa di una risposta, la domanda stessa, il libro stesso.

 Attorno a questo assioma gli altri capitoli indagano sul perché della grandezza de La città e i cani, il primo romanzo di Vargas Llosa, uno dei grandi romanzi in lingua spagnola, del come sia possibile rendere una storia tutto sommato semplice, un capolavoro immortale. Di come un libro realista possa contenere al suo interno un punto cieco. E poi, esiste ancora il romanzo impegnato, e cos'è? Cos'è o, per meglio dire, cosa dev'essere, per il romanziere, "l'impegno"? E l'intellettuale è morto (Sartre lo è, da tempo, ma la figura dell'intellettuale, lo è?) o è più vivo e presente che mai? 
  Le riflessioni abilmente inanellate nei quattro capitoli di questo libro inquadrano un ragionamento più ampio che Cercas condivide col lettore sulla letteratura e sul suo ruolo nel mondo e nella storia, sul romanziere e sul suo ruolo nella società intessendo i diversi passaggi con riferimenti personali alla propria vita di uomo e scrittore e prendendo in esame la sua stessa produzione narrativa (Anatomia di un istante in modo particolare). La prosa piacevole, ricercata senza mai scivolare nella pesantezza, capace di sviscerare ogni argomento in un ritmo razionalmente cadenzato dal reiterarsi delle domande, rende Il punto cieco, una lettura vibrante, accessibile, indispensabile per chi ama la letteratura in ogni sua espressione e non smette di interrogarsi sul mistero di come sia possibile che l'arte di raccontarsi (e raccontare) storie sia così imprescindibile e vitale per l'essere umano.

Javer Cercas è un collaboratore abituale dell'edizione catalana di "El País" e del supplemento del sabato e dal 1989 è docente di letteratura spagnola all'Università di Gerona.
Ha raggiunto il successo con Soldati di Salamina (Guanda 2002), che in Spagna è arrivato alla quindicesima edizione; Il movente (Guanda 2004); La velocità della luce (Guanda 2006); La donna del ritratto (Guanda 2008); Anatomia di un istante (Guanda 2010); Il nuovo inquilino (Guanda 2011) e L'impostore (2015)