"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

lunedì 19 novembre 2012

Sinpasi, di Matteo Galiazzo, Indiana editore

Sinapsi è una raccolta di racconti, ventidue per l'esattezza, pubblicati per riviste indipendenti (Il Maltese narrazioni, sopra tutti), siti internet e piccoli editori, più l'inedito assoluto Minimal House - (N.B: correzione avvenuta in seguito all'appunto dell'autore. Prima, per un mio errore avevo postato quanto segue: più l'inedito assoluto Sottosviluppo, scritto a quattro mani con Marco Drago (ma che fine ha fatto Marco Drago?)) -. Ora viene il bello: cosa dire al riguardo? Che era tempo che aspettavamo una raccolta di questa levatura, e che ne vorremmo rivedere a breve un'altra (speranza vana, temo)? Si, possiamo tranquillamente sottoscrivere queste affermazioni, ma non basta. Poi? Qual'è il filo conduttore che unisce i vari racconti del libro e in qualche maniera li compatta e li definisce? Difficile dirlo. Non impossibile, ma difficile. Proviamo. Punto uno, lo stile: lo stile di Matteo Galiazzo è sempre diverso da sè stesso (o quasi sempre, in realtà si potrebbero riunire i singoli racconti in gruppi, a seconda dello stile usato), ma in qualche maniera rimane sempre il medesimo. Quantomeno è sempre riconoscibile. Se leggo un racconto di Galiazzo, lo riconosco, anche se non viene esplicitato l'autore. E' uno stile personale, affabulatorio, a tratti ipnotico (una forma di ipnotismo non basata comunque sul semplice ritmo): uno stile che mescola un irrispettoso senso per la frase, un parlato giovanilistico (anche se spesso si ha la sensazione che si tratti di una caricatura di slang giovanile piuttosto che di slang vero e proprio), una passione per la manualistica alla portata di tutti e un'ironia fuori dal comune, a tratti sottile ma spesso al limite del non senso (e a volte anche al di là del limite). Non ci sono altri scrittori che scrivono come lui, se è questo che vi domandate. Punto due, i contenuti: e qui ci troviamo a vagare nell'iperspazio, in una dimensione inesplorata, specie in Italia. I contenuti sono: tutti, semplicemente. Esempi: abbiamo un traduttore di Bantù che si scambia e-mail con tale PreteGianni (seguiranno sinistri riti ancestrali legati al sangue ed al ferro), un  ragazzo che lecca il deodorante dalle ascelle di una tale Ombretta (con esiti allucinanti), un'ombra che fluttua nuda nello spazio, un pittore cieco, il racconto a metà tra full monty (alla genovese) e un racconto di lupi mannari raccontato dal punto di vista di una forma tumorale, famiglie rovinate da mollette a forma di caimano (con finale su rotaie), un video che si evince hard dai movimenti dei piedi dei protagonisti, una sfida al limite del metafisico tra un fotografo ed un cecchino, un racconto nel quale i personaggi sono consapevoli della loro natura di personaggi e come tali si rivolgono all'autore (qui, a mio avviso, siamo dalle parti del colpo di genio), una nonna in crisi d'astinenza da telenovelas, un docente universitario ostaggio in un consolato italiano in sud america, una madre di famiglia che scappa di casa con il topo che l'aveva infestata (la casa, non la madre di famiglia), un fotografo innamorato di una cliente, un bambino in viaggio dal Perù (punto d'origine: Desaguadero) a Genova in cerca della madre, un gruppo di traslocatori in attesa di venir pagati, una lettera di addio ad un fidanzato ed ex socio d'affari, una brutta storia di mummie, un naufrago in un armadio che scopre sconvolgenti verità sulle operaie cinesi, un delirante omaggio alle (pseudo)ricostruzioni storiche e linguistiche dei film di Brancaleone, due sicari con velleità turistiche che inseguono due fuggitivi con velleità altrettanto turistiche, una ragazza grassissima ed il suo ragazzo italoamericano di nome Ben Altro, un fax che scava nei controsensi dell'amore. E' sufficiente? Non credo. C'è, nei racconti di Galiazzo, qualcos'altro, qualcosa di difficilmente definibile che sta prima e al contempo oltre la normale idea di letteratura. E' letteratura essendo qualcos'altro, non so se si possa definirla in maniera diversa ( forse si, ma io non ne sono in grado). E' come partire per un viaggio, con un biglietto con su stampata una certa destinazione e poi ritrovarsi in tutt'altro posto, nel bel mezzo di situazioni inimmaginate ed inimmaginabili prima di partire, a volte senza neppure arrivare da nessuna parte, solo godendosi il folle piacere di perdersi nel delirio del viaggio (e guardandosi godere di questo piacere). E' un tour operator dell'assurdo, Galiazzo, e la sua arte è una particolare forma di letteratura che non saprei come chiamare. Torniamo punto e a capo: era tanto che aspettavamo una raccolta come questa, si, e ora che sappiamo che esistono oggetti letterari non identificati di questo tipo, ne aspettiamo altri, assolutamente si.
  Ora, sapendo che l'autore si è in pratica ritirato dal mondo della scrittura (vedi l'interessante intervista a termine del volume "Un pensionato che guarda i cantieri"), la paura è che ci toccherà aspettare a lungo.
  Intanto, inviando una mail alla casa editrice, si possono ricevere altri racconti in formato e-book (è già qualcosa).

  Già che ci troviamo dalle parti della follia, un sogno: potere ospitare su questo blog un racconto di Galiazzo.



 Matteo Galiazzo è nato a Padova nel 1970 e vive a Genova. È autore della raccolta di racconti Una particolare forma di anestesia chiamata morte (Einaudi 1997) e dei romanzi Cargo (Einaudi 1999) e Il mondo è posteggiato in discesa (Einaudi 2002). Suoi racconti sono usciti nelle antologie Gioventù cannibale e Anticorpi (Einaudi 1996 e 1997) e nella rivista «Maltese narrazioni», di cui è tra gli animatori. Quest'anno è tornato in libreria con la raccolta Sinapsi, opere postume di un autore ancora in vita, per Indiana editore.