"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 28 ottobre 2018

Ufo: Operazione cavallo di Troia, John A. Keel, Meb Edizioni, Trad. Franco Ossola (1975)

John Alva Keel (New York, 25/3/1930 - New York 3/7/2009) è stato un giornalista appassionato di mistero, influenzato dal genere fortiano (vedi Charles Fort) si è dedicato dapprima a vari fenomeni inspiegabili (Jadoo, 1957) e in seguito si è dedicato all'ufologia. Dapprima sostenitore dell'ipotesi extraterrestre, in seguito alle sue indagini coniò (in maniera più o meno contemporanea ad altri autori tra i quali è imprescindibile citare lo scienziato Jacques Vallée) quella che oggi è conosciuta come "ipotesi parafisica". Cosa sia questa ipotesi lo spiega già questo suo primo libro di ufologia (chiamiamolo così per comodità anche se lui non amava definirsi "ufologo", bensì "ricercatore di fenomeni paranormali" o "demonologo"). L'autore, interessatosi al fenomeno ufologico in seguito ai cosiddetti "flap" (ondata di avvistamenti) che periodicamente attraversavano gli Usa, per quattro anni studia approfonditamente il fenomeno, verifica dati, elabora schemi, confronta orari e coordinate geografiche, disegna vettori (l'ipotesi che gli ufo si muovessero lungo linee definite fu anche dello studioso Aimé Michel, ma venne in seguito smentita da nuovi dati) e, soprattutto, verifica quanti più casi possibili intervistando personalmente i testimoni. Seguendo questa ricerca e attenendosi rigidamente alle regole deontologiche che si era autoimposto, Keel si trova di fronte un quadro di eventi assai diverso e molto più complesso di quello che normalmente viene esposto e studiato dagli ufologi della cosiddetta corrente "extraterrestre". Si rende conto che molti dati che non collimano con tale ipotesi, dati ed eventi che sono apparentemente assurdi e non di rado comici, vengono abitualmente scartati dagli ufologi tradizionali. In poche parole tutto ciò che non si riesce ad inserire nell'ipotesi di visitatori che giungono dallo spazio, viene sovranamente ignorato dall'ufologia classica in voga fino a quel momento. Keel, al contrario, annota tutto, e lo valuta. Nascono così i Men in black. Vale a dire che Keel si rende conto che nei resoconti di molti testimoni compaiono personaggi sinistri, dalla pelle grigiastra, dai tratti orientaleggianti, spesso vestiti in completo nero (alla Blues Brothers, per intenderci) che parlano un inglese robotico, pongono domande banali e apparentemente prive di senso, che si presentano nelle case dei testimoni come appartenenti a qualche misteriosa agenzia governativa, muovendosi in maniera a volte meccanica, comunque goffa, ponendo domande a tal punto bislacche da, più o meno involontariamente, incutere timore ai testimoni. Questi personaggi ci sono sempre stati, ma il loro comportamento assurdo non permetteva di renderli credibili, pertanto venivano epurati dalle testimonianze. Keel dà loro lo spazio che meritano e li battezza in maniera imperitura (i film della serie Men in black ne sono un omaggio): soprattutto li inserisce come un tassello in un disegno più grande e complesso. Ugualmente recupera ed analizza, con metodo e passione tipicamente fortiana, episodi da giornali e da cronache del tempo passato, e in essi, sia episodi antichi che a lui contemporanei, riscontra spesso un alone assurdo non differente da quello che avvolge le apparizioni dei MIB. Alieni fermi ai lati della strada a riparare aeronavi apparentemente in panne, omini grigi perduti nella brughiera o nei boschi che, venuti a contatto con umani, pongono domande banali: chiedono l'ora, cercano spiegazioni su cosa sia il tempo, promettono informazioni essenziali per il mondo e il suo futuro per poi immancabilmente non farsi più vedere, richiamano l'umanità ad un atteggiamento più attento, soprattutto rispetto ai rischi ecologici, per poi svanire nel nulla, o su mezzi di trasporto dalle forme più improbabili. Un altro aspetto sul quale si concentra è quello degli addotti e dei testimoni e delle conseguenze fisiche e psicologiche che questi vengono a patire in seguito ai loro contatti col mondo dei misteriosi ufo. Per inciso, Keel non li chiama extraterrestri, bensì "ultraterrestri" in quanto li ritiene manifestazioni di una o più dimensioni parallele alla nostra, dimensioni nelle quali la variabile temporale non esiste (o comunque, se esiste, esiste in maniera differente dalla nostra). Ultraterrestri, esseri normalmente privi di un corpo materiale come il nostro, ma composti di energia e microonde, capaci di assumere per qualche tempo le sembianze da loro desiderate (per questo sono anche detti "mutaforma") e di adattare le loro apparizioni all'ambito culturale nelle quali decidono di intervenire. Secondo Keel infatti le incursioni nel nostro mondo da parte di questi esseri sarebbero sempre avvenute, solo che in altri periodi storici si manifestavano secondo crismi differenti, che venivano interpretati di volta in volta come apparizioni di angeli, di demoni, di folletti, di draghi, di dei, di fantasmi, di anime dei defunti e via discorrendo. Anche le cosiddette apparizioni mariane, se studiate con occhi neutri, hanno molti punti in comune con le apparizioni ufologiche, al punto da far ritenere Keel che in realtà si tratti dello stesso identico fenomeno che si manifesta sotto spoglie religiose. Quindi, il nostro sarebbe un pianeta (o, per meglio dire, una dimensione) che da sempre è stata visitata da entità ultraterrestri, capaci di influenzare la storia dell'uomo e il suo comportamento, probabilmente secondo le stesse modalità che usiamo noi umani quando monitoriamo (con microchip e telecamere) i branchi di animali selvatici. E' questo che fanno queste entità? Ci monitorano? Cercano di indirizzarci verso un futuro piuttosto che verso un altro? E perché? Quale disegno seguono? Quello che emerge dalla lettura di questo libro ormai introvabile (dall'alone mitico, così come il suo autore) è che l'essere umano, qualsiasi cosa sia, è ben lontano dall'essere il centro della creazione, forse, anche gli esseri che ci visitano sono a loro volta semplici parti poco importanti di un disegno assai più complesso ed infinitamente più vasto (e, non so perché, ma l'idea della mia - in quanto essere umano - irrilevanza assoluta nella storia del mondo e dell'universo, mi tranquillizza terribilmente). Quindi: gli dei, gli angeli, i demoni, i folletti, gli elementali sono una maschera dietro la quale si nascondono gli ufo, o gli ufo sono una maschera dietro cui si celano le varie divinità che hanno deciso la storia dell'umanità, o dietro tutto ci sono le creature del folklore, o i mostri cari alla criptozoologia? O dietro c'è altro ancora? Nei libri successivi Keel giungerà a modellare un'ipotesi sempre più chiara che prevede una forma di superspettro energetico creatore di tutte le forme che hanno in qualche maniera invaso la nostra dimensione, un superspettro in grado di connettersi ai campi energetici dei quali facciamo parte e che contengono tutte le informazioni che riguardano ogni singolo individuo (L'ottava torre, Venexia, 2017). Un'ipotesi a ben vedere non così lontana dall'idea, a noi famigliare, di un Dio onnisciente.
  Questo libro, ormai assai raro, pubblicato nel 1975 dalla torinese Meb e mai più ristampato, è un classico del mistero e dell'ufologia. Il suo autore, morto nel 2009 a quel che si dice in povertà, e conosciuto dal grande pubblico in seguito al film The Mothman prophecies, del 2002, (con contemporanea edizione in Italia del libro edito da Sonzogno) è anch'egli una figura mitica nel panorama misteriologico internazionale, anche grazie ad uno stile spiccatamente narrativo e non privo di una certa ironia che rendono i suoi libri piacevoli alla lettura ed estremamente affascinanti. Pur trattandosi di saggistica (anche se particolare), l'impressione che se ne ricava è quella della lettura di un romanzo o, per meglio dire, di infiniti romanzi e racconti del mistero. Il miracolo di Keel è che questi innumerevoli racconti di suspence (ognuno dei quali merita un libro dedicato, come in certi casi è avvenuto realmentee , come ad esempio per il caso di Khatie Davies cui è dedicato il libro Intrusi, di Budd Hopkins) si vadano a saldare in un disegno più ampio e ragionato, capace di esprimersi in una teoria chiara che pretende di spiegare "la vita, l'universo e tutto quanto".

  P.s.: Non è raro che nei suoi libri Keel racconti episodi inquietanti e misteriosi capitati direttamente a lui, anche questo particolare renderebbe la stesura di una sua biografia un evento da non perdere, per gli appassionati del genere, ma non solo. C'è, nei libri di Keel, e più in generale in certi libri di ufologia, una riserva di capacità narrativa incredibile che soltanto un pregiudizio generalizzato nei confronti dell'argomento trattato impedisce di venire a galla in tutto il proprio potenziale.
  Nel caso di Keel, come mi è capitato di fare per altri autori, mi nasce una preghiera: traducete il resto dei suoi libri: JadooOur haunted planet, The flying saucer subculture, The cosmic question, Disneyland of the gods,  

Keel (New York, 1930-2009) ha manifestato precocemente la sua inclinazione verso la scrittura ed ha pubblicato il suo primo racconto all'età di 12 anni. In seguito ha lavorato come giornalista indipendente, pubblicando articoli su vari quotidiani, e come soggettista per stazioni radio locali.
Durante la guerra di Corea ha prestato servizio militare nell'U.S. Army entrando a far parte dell'American Forces Network a Francoforte. Dopo la guerra ha lavorato come corrispondente radio a Parigi, Berlino, Roma e in Egitto.
Nel 1957 ha pubblicato il libro Jadoo, in cui descrive le sue investigazioni effettuate in Egitto e in India su trucchi magici e fenomeni strani, come il trucco della corda indiana e il leggendario yeti. Nel 1966 scrisse il suo secondo libro, The Fickle Finger of Fate, una storia di spie e supereroi.
Influenzato dagli scritti di Charles Fort, cominciò a interessarsi di ufologia e fenomeni paranormali; prese parte a varie investigazioni su tali fenomeni e cominciò a scrivere articoli sulla rivista Flying Saucer Review.
Nel 1967, Keel coniò il termine Men in black in un articolo scritto per la rivista Saga Magazine e intitolato "UFO Agents of Terror" (UFO agenti del terrore).
Nel 1970 scrisse il suo terzo libro, il primo di argomento ufologico, intitolato UFOs: Operation Trojan Horse. Nello stesso anno pubblicò anche il volume Strange Creatures From Time e Space, mentre nel 1971 scrisse il libro Our Haunted Planet.
Nel 1975 pubblicò il libro The Mothman Profecies, basato sulla sua investigazione relativa ai presunti avvistamenti di una strana creatura chiamata uomo falena. Dal libro venne tratto un film con lo stesso titolo, uscito nel 2002.
  In Italia sono stati editi:
- Ufo: operazione cavallo di Troia, Meb, 1975
- Creature dall'ignoto, Fanucci, 1978
- The mothman prophecies (Il caso mothman), Sonzogno, 2002
- L'ottava torre, Venexia, 2017