"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 26 maggio 2013

Il sogno della nocilla, di Agustìn Fernàndez Mallo, Neri Pozza editore

  Questo è il primo libro di una trilogia, la cosiddetta trilogia della Nocilla che, immagino, in Italia non vedrà mai la luce. Nel 2006 in Spagna divenne rapidamente un fenomeno: venne identificato come un libro spartiacque: il primo della nuova letteratura. La nuova icona della cultura indie, ma venne anche bollato come pedante, vuoto, pretenzioso e, semplicemente, una stupidaggine supponente (tra l'altro tutte queste definizioni, tratte da articoli e titoli di giornali vengono riportate verso la fine del libro). Perfetto, allora che cos'è? Il demonio o l'acqua santa? Nessuno dei due o, forse, entrambi. La Nocilla è, per farla breve, la Nutella spagnola, nel vero senso della parola: si tratta del prodotto studiato dalla Ferrero appositamente per il mercato iberico e pubblicizzato con lo slogan: Nocilla, que merendilla! (qui trovate anche la canzone che il gruppo punk Siniestro total ha dedicato alla Nocilla). Ovviamente, seguendo il gusto propriamente post moderno nella scelta dei titoli, la narrazione non ha nulla a che vedere con questa merendilla. Il libro nasce dalla lettura da parte dell'autore di un articolo di Charlie LeDuff del 10 Giugno 2004 uscito sul The New York Times, "L'albero generoso", dal verso di Yeats "Tutto è cambiato, profondamente cambiato, è nata una terribile bellezza" e dall'ascolto del brano dei Siniestro total e dal traslamento di certi aspetti della postpoesia in ambito narrativo. Tutto ciò, anche in questo caso, lo specifica l'autore. Ci tiene a specificarlo. E sottolineo il fatto che ci tiene perchè in effetti un certo gusto sfacciatamente intelletuale (o intellettualoide) è parte integrante del progetto Nocilla. Il piacere di stupire, di andare a pescare in ambiti scientifici che parrebbero essere lontani mille miglia dalla narrativa pura e semplice; un fraseggio freddo, anche se a volte riporta un parlato scarno, ci porta in una dimensione tra l'onirico e l'allucinato, in un luogo, lungo la strada più solitaria d'America, nel bel mezzo del deserto del Nevada, da Carson City a Ely, con un bordello al suo inizio e uno alla fine e, nel mezzo il nulla. E nel bel mezzo del nulla, un albero dai cui rami pendono scarpe. Un non luogo che diventa il centro (im)perfetto di un maelstrom narrativo verso il quale diverse narrazioni convergono per poi venirne all'improvviso risputate e gettate verso coordinate spaziali e temporali imprecisate o, in certi casi, addirittura imprecisabili. Personaggi improbabili persi in esistenze (in bolle di esistenza) assurde, raccontaballe, sognatori, puttane, coppie appena sposate che perdono i loro soldi al gioco e si abbandonano nel deserto, disegnatori di tombini, appassionati folli di Borges e della sua opera, un Che Guevara in tarda età, truffatori, viaggiatori occasionali: tutti quanti colti nel loro perdersi, nell'atto stesso del perdersi, mentre la vita scorre su piani che li lambiscono soltanto, sia i personaggi che la narrazione stessa. Mi torna in mente il verso di Jim Morrison: Tutto è in frantumi, e danza. Il mondo che troviamo in questo Sogno della Nocilla è così, in frantumi, disperso in pezzi che vagano in un universo privo di senso, privo di logiche e direzioni, e i personaggi non sono altro che, essi stessi, pezzi inconsapevoli scagliati lontano dalla deflagrazione.  I piani temporali sono come assi frantumate: s'interrompono, si rompono; a volte - spesso - sono semplici frammenti che ricordano l'osso scheggiato della scena iniziale di 2001 Odissea nello spazio. I personaggi sono piatti, poetici nella loro insensatezza, nel muoversi involontariamente piegati sotto destini tanto pesanti quanto folli. Ridicoli. In effetti il libro è una sorta di canto poetico in prosa, intervallato da brani di taglio scientifico, a volte riportati con tanto di citazione dell'autore e del testo da cui sono stati estrapolati, altre si tratta, secondo un gusto tutto borgesiano della "finizione verosimile" (leggasi "inganno") di finti testi basati su altri testi reali, ci sono biografie reali e biografie inventate ma oscenamente versomili. L'autore, d'altronde, viene dalla (post)poesia, ed è laureato in Fisica. Quindi, nessuno sa cosa sia in realtà questo Sogno della Nocilla, fatto che per un libro suona incredibilmente simile ad un complimento. E, temo, in Italia non sapremo mai se gli altri due libri che compongono la trilogia possano portare qualche pietra in più a comporre l'edificio della comprensione. Forse questo libro sarà anche (ma non solo) supponente, vacuo, pedante e pretenzioso (d'altronde chi vuole inventarsi una strada nuova non può che essere sostenuto nel suo folle percorso da un qualche grammo almeno di suppponenza), ma in Spagna una pazzia del genere ha trovato un editore abbastanza coraggioso da pubblicarla e, soprattutto, un pubblico (assetato di novità e ansioso di crearsi un qualche nuovo nume letterario) capace di accoglierlo, valorizzarlo e addirittura elevarlo a fenomeno di culto. In Italia è stato tradotto nel 2007 (in Spagna uscì un anno prima) da Neri Pozza, e temo non sia facilmente reperibile. Forse tramite internet o in qualche remainder. E' fortemente consigliato: anche solo per poter parlarne male. Dopo.

Agustìn Fernàndez Mallo nasce nel 1967 a La Coruna (Spagna) e si laurea in Fisica. Pubblica le raccolte poetiche o, per meglio dire postpoetiche Yo siempre regreso a los pezones, Al punto 7 del Tractatus, Creta lateral travelling, Joan Fontaine odìsea (deconstrucciòn) e carne de pìxel. La postpoesia investiga le connessioni tra arte e scienza. In ambito narrativo pubblica Nocilla dream (Candaya 2006), Nocilla experience (Alfaguara 2008) e Nocilla Lab (Alfaguara 2009). Ha riscritto El Hacedor pubblicandolo con Alfaguara nel 2011, con il titolo El Hacedor (de Borges), Remake, suscitando le ire degli eredi del padre della moderna letteratura bonaerense che hanno ottenuto venisse ritirato dagli scaffali delle librerie. La sua letteratura è influenzata tanto da autori strettamente classici (in primis proprio Borges) quanto dai linguaggi mutuati dalla scienza, dal cinema e dalla pubblicità.