"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 12 luglio 2020

Terra Alta, di Javier Cercas, Guanda editore in Parma, trad. Bruno Arpaia

Javier Cercas abbandona la sua comfort zone (spero temporaneamente), lascia la strada che aveva tracciato e che correva sul limitare tra fiction/non-fiction e autofiction e si dedica a fare due passi ristoratori nel giallo tradizionale.

  Nella Terra Alta, regione sud della Catalunya, vengono scoperti nella propria casa i cadaveri di un'anziana coppia e della loro domestica. I due anziani, al piano di sotto, (al contrario della domestica rumena, freddata con un colpo di pistola) sono stati torturati a lungo e in modi atroci, la volontà, chiara, è stata quella di farli soffrire. L'uomo è il proprietario delle Graficas Adell, l'azienda più florida della zona, ormai divenuta multinazionale con sedi in diverse parti del mondo e che dà lavoro a buona parte dei residenti nella Terra Alta. In realtà Le Graficas Adell o, per meglio dire, il suo proprietario e fondatore, sono proprietarie di quasi tutta la Terra Alta. Ad indagare sul crimine che sconvolge l'intera regione, c'è, tra gli altri, Melchor Marìn, un poliziotto giovane, ossessionato dal libro I miserabili, dal passato travagliato diviso tra luci ed ombre (più ombre che luci, a ben vedere). E' stato inviato in Terra Alta per allontanarlo dai pericoli della vendetta da parte del terrorismo islamico dopo che, durante gli attacchi del 2017 a Barcellona, ha freddato, da solo, quattro terroristi. Figlio di una prostituta il cui omicidio è rimasto irrisolto e di padre ignoto, in seguito ad una gioventù scapestrata è stato in carcere, ed è qui dove, leggendo il capolavoro di Hugo e identificandosi nel personaggio di Javert, decide di entrare in polizia. Nella Terra Alta ha trovato il proprio equilibrio, un comunità che lo ha accolto, e una compagna con la quale ha creato la propria famiglia: la sua vita ora scorre su binari tranquilli, ma il brutale omicidio dell'anziana coppia  (e della domestica) lo porta a contatto con una realtà che, ancora una volta, lo fa precipitare nell'ossessione. Ossessione per la giustizia assoluta, per la ricerca della verità e del trionfo del bene. Ma cos'è davvero il bene? L'indagine, che gli toglierà ogni certezza, materiale e non, pare arenarsi di fronte alla mancanza di prove che portino ad imboccare una linea investigativa, l'impressione è che i colpevoli e le motivazioni del delitto debbano a tutti i costi rimanere occulti, che interessi troppo grandi e persone troppo in vista vogliano che il caso rimanga irrisolto. Ma perchè sono stati uccisi i due anziani? Chi li odiava o, per meglio dire, chi odiava il vecchio Adell, proprietario e fondatore di un impero? Tutti lo amano o lo odiano tutti? Si è trattato di una rapina, o di una vendetta? A compiere il delitto sono stati dei professionisti o dei ladri drogati? I colpevoli (forse, a questo punto, si può parlare anche di mandanti) sono da cercarsi all'interno dell'organigramma aziendale, o all'interno della famiglia?
La detection si intreccia ai flashback sulla storia personale di Melchor, e funziona come un meccanismo perfetto. La tensione è sempre alta e le svolte narrative sono preparate e dosate con sapienza. Melchor è un personaggio memorabile, complesso e tormentato ma non irredimibile, capace di trovare una sua via alla felicità e di tenersela stretta ma, anche, di metterla in gioco pur di arrivare fino in fondo alla verità. Fino a questo punto parliamo di un ottimo thriller, godibilissimo, capace di tenere avvinto il lettore già dalla prima pagina. Però qui l'autore è un signore che nella sua carriera ha scritto capolavori come Soldati di Salamina, Anatomia di un istante e L'impostore (e cito qui anche il pregevole saggio Il punto cieco), e dunque non si accontenta di seguire le regole del genere, di scrivere bene e di dosare al punto giusto tutti gli ingredienti di un buon thriller: se l'ossessione di Melchor sono i personaggi de I miserabili (l'unica concessione alla "metaletteratura" e allo specchiarsi tra narrativa e vita), quella di Cercas è il passato, e anche in questo caso la soluzione del caso giungerà da un passato che nessuno poteva sospettare. Il passato dunque è, come in tutti i libri di Cercas, il vero protagonista: la sua natura fallace, scivolosa, bifronte, e l'incapacità dell'essere umano di rapportarvisi in maniera sensata. E' il passato che nasconde la verità, ma col passare del tempo, la verità perde i suoi contorni, si arricchisce di nuove prospettive, la storia la illumina secondo modalità nuove e ciò che ad un dato momento sembrava essere una figura bidimensionale, priva di chiaroscuri, col tempo diviene un caleidoscopio di ipotesi. Fare i conti col passato vuol dire fare i conti con sè stessi o, piuttosto, scegliere scientemente di rinunciare al proprio io costruito negli anni, alla propria identità sociale e privata, in favore di un nuovo equilibrio sbilenco? Il passato, sembra dirci l'autore, è foriero di cambi di prospettiva bruschi, spesso violenti, mette in discussione ogni certezza, le sgretola, distrugge un mondo e non garantisce di porre le basi per un mondo nuovo. Eppure è dal passato che veniamo, siamo quello che siamo perchè abbiamo vissuto quello che abbiamo vissuto. Ma quello che abbiamo vissuto, rivisitato da una prospettiva futura, è ancora ciò che abbiamo vissuto, e solo quello?
  Terra alta ha diversi livelli di lettura, può essere un ottimo giallo, e può essere letto come una riflessione sul valore del passato, della vendetta e sul senso del tempo. I capolavori di Cercas sono altri, chiaro, ma gialli solidi, maturi, profondi e disturbanti come Terra Alta non sono molti in circolazione.

Melchor Marìn è un protagonista (quasi) indimenticabile (chissà che non torni in qualche libro futuro, magari più anziano, alle prese con la figlia adolescente). Cercas è sempre Cercas, anche fuori dalla sua comfort zone, basta che abbia una penna in mano (o le mani su una tastiera).



Javier Cercas è nato nel 1962 a Ibahernando, Cáceres. La sua opera, tradotta in più di trenta lingue, è pubblicata in Italia da Guanda: Soldati di Salamina (Premio Grinzane Cavour 2003), Il movente, La velocità della luce, La donna del ritratto, Anatomia di un istante, Il nuovo inquilino, La verità di Agamennone, Le leggi della frontiera, L’avventura di scrivere romanzi (con Bruno Arpaia), L’impo­store, Il punto cieco e Il sovrano delle ombre. Anatomia di un istante ha vinto nel 2010 il Premio Nacional de Narrativa e nel 2011 il Premio Salone Internazionale del Libro di Torino e il Premio Letterario Internazionale Mondello. L’impostore è stato finalista al Man Booker International Prize 2018.

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