Sono le tre e venti del 26 Gennaio 1926, a Tokyo, alla banca Teykoku si avvicina la chiusura, mentre gli adetti sbrigano le ultime scartoffie della giornata: entra nella filiale un uomo che chiede di parlare urgentemente col direttore. Il direttore ha lasciato da poco l'ufficio perchè stava male, presentava forti dolori allo stomaco. Siamo nell'anno del ratto, il Giappone è un paese in ginocchio, occupato, stravolto dalla povertà, dalle malattie che circolano tra la popolazione come un nuovo esercito nemico, tifo e dissenteria la fanno da padroni. L'uomo viene condotto nell'ufficio del vicedirettore, si presenta come il dottor Yamaguchi Jiro (responsabile tecnico, Ministero della Sanità e dell'Assistenza sociale), sostiene che in mattinata è entrato in quella filiale un uomo infetto che presentava sitnomi di dissenteria. La dissenteria in quegli anni, in un Giappone in quelle condizioni, ti prosciuga, ti porta alla morte, ogni infetto contagia altri infetti, la morte porta altra morte. L'uomo, che ha al braccio un fascia che reca scritto Medico prevenzione malattie (o Ufficio metropolitano città di Tokyo, o Caposquadra disinfenzione, o Amministrazione quartiere di Tashima, squadra epidemie), sostiene di essere stato inviato appositamente per mettere in sicurezza il personale della banca, ha con sè gli antidoti. Il primo Farmaco e il secondo farmaco. Da prendere subito, immediatamente. Chiede di chiamare a raccolta il personale presente. Fuori, dice, lo aspetta il tenente Parker (Parker o un nome simile). Il personale viene riunito, l'uomo spiega come assumere i farmaci. Il personale ingerisce il primo, stando attento a inghiottirlo direttamente, senza che questo vada a contatto con i denti o con le gengive, poi si aspetta un minuto esatto, a quel punto si può ingerire il secondo farmaco. Solo a quel punto si può bere acqua per ripulirsi la bocca dal sapore amaro dei medicinali. I dipendenti della filiale della banca Teykoku si avviano verso il bagno per sciacquarsi la bocca e bere, invece vengono scossi da conati e contrazioni, vomitano, cadono in terra, muoiono, uno dopo l'altro. Solo una dipendente riesce a trascinarsi fuori dalla filiale e ad essere soccorsa. Alla fine si conteranno dodici vittime.
Il romanzo si apre con uno scrittore che corre verso la Porta Nera ("ma nel tempio di Zojoji non rimane nulla... Alberi enormi e bruciati, radici rivolte al cielo...Tutte le rovine della vecchia Porta Nera"; Tokyo anno zero, pag 52), teme di non arrivare in tempo, corre a perdifiato, perchè alla Porta Nera si deve tenere una seduta spiritica, verranno evocate dodici anime, lo scrittore avrà modo, finalmente, di conoscere la verità sul misterioso caso della banca Teykoku, potrà terminare il suo libro e portare alla luce la verità.
Uno dopo l'altro, si manifestano nel fiato corto di una candela che lentamente va a morire, le anime dei sopravvissuti, di detective, di giornalisti, di militari, di presunti colpevoli: ognuno racconta la propria storia, ogni storia contraddice, almeno in parte, quelle precedenti. L'identikit dell'assassino è sfaccettat: ha diverse altezze, diverse caratteristiche, dice certe cose e dice altre cose, la fascia che porta al braccio mostra una scritta, anzi un'altra, o forse un'altra ancora. O un'altra. Quello che rimane è il suo biglietto da visita. L'unica traccia materiale che resta del suo passaggio alla filiale della banca Teykoku. Nasce la squadra investigativa "Biglietti da visita". Vengono individuati tutti coloro che sono in possesso di quel dato biglietto da visita, vengono interrogati, verificati alibi, interrogati parenti, possibili testimoni, si cercano contraddizioni, collegamenti, si seguono piste che non portano ad alcuna soluzione e si seguono piste che portano in uno dei cuori oscuri della guerra: l'unità 731, là dove la guerra non la combattono i generali ed i soldati, ma i dottori e gli scienziati. Dipartimento di guerra betteriologica.
E se le storie delle varie anime si contraddicono l'un l'altra, lette insieme permettono però di farsi un quadro, per quanto sfocato, non tanto del colpevole del crimine della banca, quanto dei colpevoli dei crimini di guerra o, quantomeno dei colpevoli crimini di guerra. Lo scrittore si trova così per le mani un puzzle dell'orrore che sotto la patina della fredda perfezione nipponica nasconde crimini inumani, prigionieri usati come cavie, i cosiddetti "tronchi", popolazione civile inconsapevole sterminata per testare virus e batteri letali. Bambini, donne, cinesi, russi, persone che guardano con gratitudine i dottori credendo che gli stiano iniettando medicinali salvifici e che invece li stanno giustiziando. E' questo il vero crimine di questo noir, e l'umanità ne è il colpevole, nessuno è innocente, nè i giapponesi, nè i russi, nè gli americani, nessuno s'indigna per i crimini commessi, tutti sono interessati a coprirli, le vittime rimangono anime che si manifestano nella fiamma di una candela, esistenze ormai trascorse e dimenticate in nome di una normalità che poggia le sue fondamenta sui crimini di guerra. Tokyo è una città occupata, dove non sono più i giapponesi a comandare e a decidere di loro stessi, Tokyo diviene così il palcoscenico sul quale lo scrittore ricostruisce la rappresentazione dell'abisso nel qual si dibatte l'umanità intera. E' Tokyo, è il Giappone, ma potrebbe essere qualsiasi altro posto del mondo, qualsiasi altra guerra, qualsiasi dopoguerra, l'inumanità è la stessa ovunque.
Tokyo città occupata è il secondo libro di una trilogia (il primo è Tokyo anno zero, l'ultimo, di prossima pubblicazione sempre per Il Saggiaotre è Tokyo redux) incentrata sulla città di Tokyo, una capitale martoriata, uscita a pezzi dalla guerra, nella quale la gente prova a costruirsi una normalità che ancora non può essere tale, e fa (o non fa) i conti col proprio passato recente. Quella città, in quel momento è La città, il microcosmo sul quale Peace punta il proprio microscopio e studia la vita dopo la morte, la vita dopo la guerra, e le nuove guerre che servono per costruire una nuova vita. Nessuno è innocente, la normalità ha radici sporche, la vita si nutre della morte di chi è stato prima, la guerra porta nuova vita, disperata, sbilenca e, dalla distanza di un sipario che divide i vivi dai morti, anche assurda. Chi studiava le armi batteriologiche, oggi si arrabatta a sopravvivere, o ha trovato nuovi lavori, ha famiglie a cui nascondere il proprio passato, la guerra, così vicina, sembra lontana, le proprie colpe, così lontane, sembrano vicine, così vicine da cercare di scrollarsele di dosso, come fossero insetti repellenti.
Il solito, grande, eccellente Peace, dopo il capolavoro assoluto del Red Riding Quartet (anch'esso ripubblicato in toto da Il Saggiatore) trova un'altra pozza oscura e maleodorante nella quale immergere le mani, alla ricerca di cosa significhi essere umani. Non vi piacerà saperlo, vorrete voltarvi dall'altra parte, fingere di non vedere, non sentire, non capire, ma Peace il suo mestiere lo ha fatto. Col suo stile sincopato, ossessivo, preciso fino allo sfinimento, vi ha mostrato l'orrore nel quale siamo immersi. Non potrete più far finta di non sapere, di non aver capito, di non aver guardato nel fondo dell'abisso. Dopo, niente è più come prima.
David Peace, a mio parere, è semplicemente il più grande scrittore di noir vivente, e uno dei migliori scrittori del mondo.
In attesa della pubblicazione del terzo volume del trilogia di Tokyo, vi consiglio di rileggervi i primi due volumi, o di recuperarli e leggerli per la prima volta, se ancora non lo avete fatto.
DAVID PEACE nasce nel 1967 a Ossett dove cresce, nel West Yorkshire. Nel 1991 lascia il Manchester Polytechnic per andare a insegnare inglese a Istanbul, dove rimane per due anni, prima di tornare in patria. Dal 1994 si trasferisce a Tokyo, con l'intenzione di trascorrervi un periodo altrettanto breve, invece si ferma a vivervi stabilmente.
Nel giro di quattro anni, dal 1999 al 2002, pubblica il cosiddetto Red Riding Quartet, una quadrilogia di romanzi noir ambientati nello Yorkshire di fine anni settanta e primi ottanta,
segnati degli efferati delitti dello Squartatore dello Yorkshire. Per
questi romanzi, che mescolano cronaca nera e finzione, con uno stile
molto impegnativo per il lettore, Peace viene paragonato al James Ellroy di American Tabloid e Sei pezzi da mille.
Nel 2009 il primo, il secondo e il quarto romanzo sono stati adattati in tre film per la televisione, conosciuti collettivamente come Red Riding e trasmessi da Channel 4.
Nel 2003 l'autorevole rivista letteraria Granta
inserisce Peace nella sua lista dei venti migliori giovani (under 40)
romanzieri britannici (Best Young British Novelists), pubblicata a
cadenza decennale.
La sua opera successiva, GB84 (2005), è incentrata su un episodio cruciale della storia britannica, lo sciopero dei minatori del 1984-1985, terminato con la vittoria di Margaret Thatcher e del Partito Conservatore e la completa sconfitta dei sindacati. Il romanzo vince il prestigioso premio letterario nazionale James Tait Black Memorial Prize.
In Il maledetto United (2006) Peace racconta, a modo suo, il breve periodo (soli 44 giorni) durante il quale Brian Clough allenò il Leeds United. Nel 2009 il romanzo è stato adattato per il cinema dallo sceneggiatore Peter Morgan, nel film omonimo, diretto da Tom Hooper, con Michael Sheen nel ruolo del protagonista e Timothy Spall come coprotagonista.
Con Tokyo anno zero (2007) dà inizio ad una trilogia ambientata nel Giappone devastato dopo la Seconda guerra mondiale, durante l'occupazione americana, ispirata ad autentici episodi di cronaca nera. Tokyo città occupata (2009) è il secondo libro della trilogia che verrà completato dalla pubblicazione del terzo volume Tokyo redux (in Italia per Il Saggiatore).
(nota biografica tratta da Wikipedia)
"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)
venerdì 17 luglio 2020
Tokyo città occupata, David Peace, Il Saggiatore, trad. di Marco Pensante
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