"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

sabato 11 agosto 2012

Il potere del cane, di Don Winslow, Einaudi editore

Scampami dalla spada, dal potere del cane. Ve lo anticipo, sono le ultime parole del romanzo, ma vi posso assicurare che neppure se vi raccontassi tutta la storia narrata in questo libro per filo e per segno, dall'inizio alla fine, vi leverei nulla dell'esperienza straordinaria che è leggerlo. Un'esperienza straordinaria, lo sottolineo, non piacevole. Di piacevole, in queste 714 pagine, c'è ben poco. Nulla, forse. Ma la letteratura non ha il compito di essere piacevole, la lettura forse (e non è detto, non sempre comunque), ma non certo la letteratura che, al contrario, ha il dovere di guardare il mostro dritto negli occhi, secondo la definizione di Bolano, e questo libro fissa lo sguardo in quello del drago e non lo distoglie più, neppure per un secondo. Vediamo tutto, sentiamo tutto, tutto ciò che sta dietro le notizie dei telegiornali, i comunicati dei politici, le strategie dei governi e della Chiesa, i piani commerciali delle imprese, vediamo tutto quello che non dovremmo vedere, e sentiamo ciò che non dovremmo sentire. Winslow ha individuato nella guerra ai (e dei) narcotrafficanti messicani il centro del maelstrom (in 2666, l'inferno personale di Bolano era Santa Teresa, nella realtà Ciudad Juarez, sempre in Messico), il punto primigenio da cui scaturisce il male, quello assoluto, una delle porte da cui fa breccia e irrompe nel nostro mondo ma, al contrario di altri scrittori (e di molti registi), non usa l'ironia per dipingere - smorzandola - la violenza, non la iconizza, rimane esterno all'azione, si limita a registrare i fatti ed a riportarli, lasciando che siano questi, i fatti, le azioni, gli intrecci di interessi, le vite dei protagonisti a raccontare sè stessi. In questo senso, per presentarci e caratterizzare i suoi protagonisti (non ce n'è uno solo, è un romanzo corale, anche se al giorno d'oggi non usa più) non si perde in psicologismi, eppure riesce a renderli ugualmente tridimensionali, veri più che realistici, così come i fatti che, pur essendo fittizi, portano in sè la grana grossa della realtà. C'è un'avvertenza da tenere presente: questo libro è una sorta di frontiera, o di linea di demarcazione: quando la si supera, qualcosa dentro di noi cambia, irrimediabilmente. Art Keller, il signore della frontiera, agente della Dea ed ex militare di stanza in Vietnam, sacrifica ogni cosa, sè stesso e la sua famiglia, in nome di una guerra che, dirà in un momento di sconforto (uno dei tanti), non ha logica combattere. Il suo incubo, la famiglia Barrera - Tio, Adàn e Raul -, narcotrafficanti messicani che traghettano il businness della droga nella modernità, impastandolo con l'economia legale fino a renderli indistinguibili l'uno dall'altra. Nora Hayden, una bambina molestata, poi ragazzina facile e bellissima, ed infine prostituta d'alta classe, ma soprattutto una donna calata in un mondo che più perverso non si può immaginare, rispetto al quale il suo mestiere rischia di elevarla agli altari della santità. Sarà l'unica, assieme a Juan Parada, il sacerdote seguace della teologia della liberazione, a dimostrare di avere un'anima. Se ci si volta indietro, una volta terminato il libro, sono gli unici due personaggi che, pur navigando in mezzo a tragedie ed a mucchi di cadaveri, non si macchiano di nessuna morte, ma che, al contrario, tentano, ognuno dalla sua posizione ed ognuno per come può, di alleviare il carico di dolore assoluto e nero che la guerra tra la famiglia Barrera e Art Keller fa piombare su tutto e tutti, innocenti compresi. Bambini compresi. Questi personaggi, ed altri ancora, come Sean Callan, killer irlandese suo malgrado, quasi per caso, quasi controvoglia, intrecciano le loro vicende personali e si scontrano ed incontrano come su un palco: e questa è la finzione, ma il ring sul quale danno vita a alle loro traiettorie terrene, è un'altra cosa, è la storia, ma, ci tengo a precisare, non la Storia, quella con la S maiuscola che si studia sui libri, a scuola, o la cronaca che viene riportata dai giornali o alla televisione, è la storia che sta dietro alla Storia ed alla cronaca. Si parte dal Vietnam, dall'operazione Fenice, si passa per l'operazione Condor, per Cerbero, su su fino a Nebbia rossa, ed è la narrazione di come gli Stati Uniti e la Chiesa hanno combattuto la minaccia comunista nel mondo, vale a dire alleandosi con assassini, trafficanti di armi, mafiosi e dittatori. L'intero centro e sud america è stato violentato dalla politica sotto traccia degli Stati Uniti che, con la scusa della guerra al pericolo rosso (e non era solo una scusa, era uno dei motivi, il principale o, quantomeno, quello da vendere alla pubblica opinione; poi, in parallelo, c'erano le rivalse economiche, gli equilibri politici, i favori agli amici, ed agli amici degli amici che, tra l'altro, di solito erano mafiosi e/o dittatori) hanno torturato, devastato interi territori, mandato in rovina economie nazionali ed ucciso migliaia di persone, spesso innocenti, con operazioni al di fuori del diritto internazionale.
Il potere del cane è la tragedia greca del nuovo millennio, dove ogni individuo è portatore di una parte oscura del tutto e dove il destino pare essere qualcosa di ingovernabile e di invariabilmente crudele. Qualcuno si oppone, ma ciò non cambia di una virgola il risultato finale, il male è sempre e comunque il male assoluto perchè, in un modo o nell'altro il male è sempre assoluto e i singoli protagonisti non sono altro che marionette che di volta in volta lo incarnano. Chi si ribella a questo destino (il potere del cane appunto) e lo combatte in nome di ideali più alti subisce, come massima punizione, la conseguenza di diventare come coloro che combatte, nè più nè meno. E' un grande affresco, uno squarcio sull'inferno, sulla storia che lo ha incarnato, una riflessione che viene lasciata al lettore su dove stia la linea di demarcazione tra bene e male, e se, davvero, ci sia.

Se qualcuno avesse fatto come me, inziando a leggere Winslow da Le belve, non si lasci scoraggiare e si butti senza remore in questo Il potere del cane. Diversamente, vi perdereste un grande libro.

Don Winslow (New York, 1953) è uno scrittore statunitense.
Viene considerato come uno degli autori più rappresentativi del poliziesco americano contemporaneo. È l'autore, tra gli altri, dei libri L'inverno di Frankie Machine e Il potere del cane, entrambi editi in Italia da Einaudi (collana Stile libero), rispettivamente nel 2008 e nel 2009.
Scrittore e regista teatrale e televisivo, nonché diverse volte attore e guida di safari, Winslow è stato anche un investigatore privato e consulente di studi legali ed assicurazioni. Vive in California, a San Diego, località in cui sono ambientati diversi suoi romanzi.
Ha esordito con il romanzo A Cool Breeze on the Underground, ancora inedito in Italia. Da The Death and Life of Bobby Z è stato tratto nel 2007 il film omonimo (uscito in Italia come Bobby Z, il signore della droga).
I diritti de L'inverno di Frankie Machine sono stati acquistati da Robert de Niro che ne trarrà un film, impersonandone il protagonista. Le belve è il suo ultimo libro, e ne è stato tratto un film da Oliver Stone, che probabilmente uscirà in autunno nelle sale italiane.

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