Ma, il centro gravitazionale del romanzo, non è Ida, che è una comparsa, una stampella narrativa e poco più e, in fondo, neppure Munk, che non è altro che l'incarnazione di altro: il centro è quell'incarnazione: del male? del genio? della follia? Come si salda la violenza bruta al tessuto della società moderna? E come si sfugge dalle invisibili catene con le quali la società ed il potere ci imprigiona silenziosamente?
La clandestinità in questo paese è impossibile, un uomo può nascondersi per un po' ma sarà comunque filmato e osservato, qualsiasi cosa faccia, leggeranno la sua corrispondenza, terranno sotto controllo il suo conto corrente, perquisiranno di nascosto casa sua e quelle degli amici. C'è un'unica via di scampo: restare da soli, in un luogo isolato. Su un'isola deserta si rumugina, si borbotta, si pensa. Nessuno può sapere cosa architettiamo, i pensieri non si possono vedere. (...) Un tempo era possibile creare grupppi clandestini, organizzazioni piccole e solidissime, reti di cellule isolate, disciplinate ed efficaci. (...) Siamo individui isolati, nascosti nei boschi, persi nelle grandi città, soggetti in fuga, sparsi nelle praterie. Siamo isolati ma siamo molti. Eravamo massa, ora siamo fazione.
Può un uomo vivere molte vite e tenerle separate l'una dalle altre? E' questa la nuova frontiera del terrorismo? Ora siamo fazione, fazione di noi stessi? Il termine ultimo di questo romanzo è il nucleo stesso della sua narrazione, una discesa ragionata e raziocinante (e per questo, anche, lancinante) nei recessi possibili che collegano mente umana e società, quei punti di contatto inaspettati che permettono alla prima di distruggere la seconda, solo perchè infine la seconda annienti la prima.
Piglia, è un monumento letterario, ogni suo scritto pretende (non merita, pretende) l'attenzione profonda del lettore che viene catapultato in un universo narrativo che è un esperimento puro e semplice, un viaggio nei gangli di quanto a prima vista pare insondabile. La sua grandezza sta nel saper rendere questo viaggio apparentemente leggero, giocato sugli stilemi del genere, giocato sul gioco letterario delle citazione e dei rimandi. Non ultimo, in questo romanzo, si può intuire un omaggio a quella letteratura del complotto che è propriamente inscritta nel dna delle lettere argentine, prima ancora che latinoamericane (vedi Roberto Arlt, I sette pazzi, I lanciafiamme ad esempio, o l'Ernesto Sabato del Rapporto sui ciechi ne Sopra eroi e tombe).
Nulla, Piglia va letto, tutto. Pertanto Piglia andrebbe tradotto, tutto.
In Italia sono stati pubblicati Respirazione artificiale (Sella e Riva 1990, Sur 2012), Soldi bruciati (Guanda 2000 - Feltrinelli 2008) con il quale ha vinto il premio Planeta, romanzo poi adattato allo schermo cinematografico da Marcelo Pineyro, L'ultimo lettore (Feltrinelli, 2007) e Bersaglio notturno (Feltrinelli, 2011).
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