"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 5 luglio 2015

La prossima volta, di Holly Goddard Jones, Fazi editore, trad. di Silvia Castoldi

  Siamo nel 1993, ad Ottobre, a Roma, nel Kentucky, ed Emily, una tredicenne "strana", vittima di bullismo, trova un cadavere nei boschi dietro casa, ma non ne denuncia la scomparsa. Wyatt, un operaio solitario, oggetto dello scherno e dei pesanti scherzi dei colleghi più giovani, viene fatto ubriacare in un bar e s'infilerà in un mare di guai, forse troverà l'amore (eros&thanatos, coppia inseparabile) ma certamente troverà la forza di alzare la testa ed affrontare una volta per tutte la realtà. Susanna, una giovane professoressa, scopre all'improvviso di navigare a vista in un matrimonio in crisi e, quando, la scapestrata sorella Ronnie scompare, ogni aspetto della sua vita andrà in pezzi. In un certo senso questo La prossima volta può essere letto come un romanzo di (tras)formazione. Emily, Wyatt e Susanna sono i tre personaggi principali attorno ai quali ruota l'intera vicenda e al contempo rappresentano tre fulcri narrativi e soprattutto tre punti di vista differenti. Tutti e tre si trovano a giocare il loro ruolo in una zona dell'esistenza che li vede isolati, persone in difficoltà, emarginati dalla società (dalla piccola società della cittadina, dall'ambiente della scuola o del lavoro); sono chiusi, introversi, insicuri, si accontentano della marginale ed insoddisfacente realtà che vivono, fino a quando non capita qualcosa. Quel qualcosa che è l'argomento del romanzo e che li spingerà per la prima volta nella loro vita a provare ad immaginarsi diversi. Forse alzeranno la testa, forse combineranno dei gran casini, forse cambieranno e daranno una svolta alla loro esistenza (al matrimonio, al lavoro, alla scuola), nel bene e nel male, ma a Goddard Jones non interessa conoscere gli sviluppi di questa svolta (se non quelli strettamente legati alla detection), piuttosto il suo focus si concentra sul momento preciso (un arco di pochi giorni) in cui questi cambiamenti si presentano all'orizzonte e, nel giro di breve, brevissimo tempo, piombano sulla realtà come un tornado furibondo, a spazzare via tutto l'ordine apparente che fin a quel momento aveva regnato su ogni cosa, silenziandola. L'occhio dell'autrice si concentra sugli effetti di questo tornado, sulle dinamiche che il tornado scatena, sui resti che vorticano tra le spire d'aria del turbine, come si combinano, come si scontrano: non dove si posano e se marciranno o torneranno a nuova vita. La scrittura della Goddard Jones è piana (attenta, quasi piatta, anche se assolutamente non scialba), lascia parlare gli eventi e i personaggi, e li segue (li scruta, li studia) con un'attenzione da entomologa (o forse, meglio, da psicologa), è precisa fino alla sfinimento nel seguire ogni minimo mutamento psicologico, ogni capriccio del caso e della psiche: la storia la gestisce con sapienza, con l'incedere lento e (in un certo senso) maestoso dei grandi romanzi americani, ambietando il tutto in quella provincia dove tutto succede proprio perchè pare che non accada mai nulla. Un bel romanzo solido, psicologicamente attento, capace di mantenere la tensione per 470 pagine nonostante la verità di quanto accaduto si intuisca piuttosto presto (forse troppo), una lettura piacevole ma non disturbante. Un noir dal taglio elegante, psicologico, ben scritto, elaborato con una certa attenzione allo stile e al palato fine (ma non finissimo) di certo lettore di genere. Quindi: tutto bene? No, non tutto, non a mio avviso. Il libro, lo abbiamo detto, si muove su quello stretto sentiero che divide (o unisce) il noir (il meccanismo della detection) dal librone mainstream di taglio sociale (certo non sociologico), non è solo una o solo l'altra cosa. Dargli una lettura ed una veste marketing di taglio noir lo avrebbe indubbiamente sminuito, incasellandolo in un ambito che gli sarebbe risultato stretto, d'altronde la detection serve e funziona proprio per parlare di altro, per  descrivere (in maniera un po' troppo stereotipata) una provincia americana che, tra l'altro, ormai è stata svelata da diverso tempo e da svariati autori, in libri, canzoni (Springsteen su tutti), film e serie tv, di successo o meno. In questo filone (potremmo chiamarlo de "L'altra America") La prossima volta non spicca per acutezza dello sguardo nè tantomeno per profondità di analisi: è come il compito redatto da una studentessa non troppo portata ma molto attenta, il frutto di una capacità non eccelsa sostenuta da una volontà ferrea che, alla fine dei giochi, non riesce nell'intento che si era proposta (svelare qualche aspetto della provincia americana ancora non conosciuto), ma comunque mette insieme un libro che si fa leggere con partecipazione per quasi cinquecento pagine (e non è poco). Quello che risulta più fastidioso è lo scarto tra le aspettative che crea il marketing impresso direttamente su copertina e quarta di copertina e la reale portata del libro. Sono certo che senza le aspettative create (spropositate a tal punto da risultare, per molti versi, ridicole) l'impressione che emergerebbe sul libro sarebbe assolutamente positiva, non entusiastica (non stiamo parlando di un capolavoro) ma comunque positiva. E' un noir elegante, sorretto da uno psicologismo attento, lento quel tanto da renderlo diverso da un semplice prodotto commerciale. E' un'istantanea riuscita non tanto di una (micro)società quanto delle vite dei protagonisti, segue morbosamente il nodo da sciogliere che Emily, Susanna e Wyatt si trovano per le mani in momenti ed età differenti. Poi, se fosse stato ambientanto in Antartide o tra le tribù Navajos o nel centro di Calcutta sarebbe stato sostanzialmente la stessa cosa. Quindi, perchè, mi domando, infarcirlo di aspettative assolutamente fuori luogo?
Cito: Un libro che piacerà a chi ha amato Twin Peaks / In un'atmosfera in pieno stile Twean Peaks 
  Ecco, con Twin Peaks non c'incastra un accidente.
Cito: Nessun politico dovrebbe utilizzare l'espressione american people senza aver prima letto questo libro, meglio se due volte.
Mah...
  Per quanto possa avere poca stima della categoria dei politici, dubito che qualsiasi politico americano non abbia anche solo la vaga percezione che nel loro sterminato paese non esistono solo Hollywood e Wall Street ma anche operai sottopagati, sfigati di varia natura perennemente vittime di stronzi di varia natura, insegnanti in crisi matrimoniale e bambini sensibili vittime di bullismo. Ah, si, e infermiere sovrappeso in cerca d'amore, investigatori di colore che ancora vengono guardati con un minimo di sospetto dalla popolazione wasp, insegnanti di musica pieni di boria, genitori iperprotettivi e, infine, si, pure una certa linea di demarcazione che divide tra chi ha i soldi e chi i soldi non li ha. Tra chi umilia e chi è umiliato.
  Leggetelo, ma per quello che è non per quello che vorrebbero che fosse.


Holly Goddard Jones è nata nel Kentucky. Ha pubblicato racconti su varie riviste e alcuni sono apparsi in prestigiose antologie come la New Stories From The South: The Year's Best, 2007 e la American Mystery Stories 2008. Insegna nell'Università del North Carolina. Per Fazi è uscita anche la raccolta di racconti Questa America. La prossima volta è il suo primo romanzo.

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