"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

sabato 8 agosto 2015

La morte del prossimo, di Luigi Zoja, Einaudi editore

                                           
Diceva Marcello Marchesi: Nessuno si è mai ammazzato perché non riusciva ad amare il prossimo suo come sè stesso. Prima che un signore passato alla storia come Gesù il Cristo lo postulasse, nessuno aveva mai neppure pensato che avesse senso perdere tempo a formulare un pensiero simile. All'epoca, oltre che rivoluzionario, doveva suonare parecchio bislacco: non solo il crisitanesimo pretendeva che si amasse Dio (richiesta data per scontata da qualsiasi religione, la conditio sine qua non) ma addirittura che si amasse il prossimo, e per di più come sè stessi. Era folle. Poi nella storia della filosofia si fece largo un tale di nome Nietzche (che nel corso della sua vita segni di follia (e di ippofilia) li dimostrò per davvero) che per la prima volta da che il mondo aveva preso a girare su sè stesso se ne venne fuori col (dato di)fatto che Dio era morto. Da lì in avanti rimase solo il prossimo, inteso come umano, come umanità: l'uomo avrebbe dovuto prendere atto che la storia del pensiero, non ultimo l'illuminismo e lo scientismo, lo obbligavano ad accollarsi tutte le responsabilità dello stare al mondo. Dio non aveva più voce in capitolo. Un'alluvione era un'alluvione e una pestilenza una pestilenza, non erano castighi inviati da nessuno, bisognava rimboccarsi le maniche, mettere in sicurezza le città e pensare a lavarsi un po' più spesso. Il rapporto, un tempo esclusivamente verticale (verso Dio), col cristianesimo era divenuto una croce (verso Dio in senso verticale, e verso il prossimo in senso orizzontale) e dopo Nietsche si era parificato in senso unicamente (e tragicamente) orizzontale. Volendo, si può citare anche Woody Allen quando puntualizzava: Dio è morto, Marx è morto, e anch'io non mi sento tanto bene. E il saggio di Zoja, in un certo senso, proprio questo analizza: dopo la morte di Dio, la morte del prossimo (che sia Marx o il sottoscritto poco importa). Ed essendo Zoja, lo fa portandoci per mano, con semplicità, ma stando ben attento a farci compiere tutti i passi necessari per ripercorrere il tragitto lungo il quale qualcosa abbiamo smarrito. Presso quali crocicchi abbiamo intrapreso una strada piuttosto che un'altra e dove queste deviazioni ci hanno infine condotto? Le ideologie e le rivoluzioni culturali, ad esempio, puntando sul concetto di solidarietà hanno aperto la porta al desiderio individuale che, ovviamente, si è fatto largo a gomitate e della solidarietà se n'è fatto un baffo; laddove il sogno era quello di un mondo dove tutti fossero uguali nella diversità, si è trasformato in un mondo in cui tutti si uniformano a desiderare le stesse cose e sono disposti a mettersi in competizione per ottenerle. Lo spazio del desiderio ha fagocitato l'utopia, "l'uomo-essere desiderante" ha spazzato via quello sociale. Quando il prossimo ancora c'è è divenuto un concorrente, qualcuno a cui non posso chiedere aiuto o confidarmi ma da cui mi devo guardare se non voglio soccombere (a volte per davvero, più spesso simbolicamente). L'individualismo esisteva già in nuce nella rivoluzione dei figli dei fiori, ed ha finito per trasformarsi subdolamente nel primo baluardo dell'attuale società iperconsumistica. La società iperconsumistica, da parte sua, una volta plasmato il cittadino a sua immagine e somiglianza (non più semplice "essere desiderante" bensì brutalmente "consumatore") lo ha ingabbiato, gli ha levato i diritti (vedi l'attuale mondo del lavoro), e gli ha messo in mano uno strumento ulteriore per alienarlo definitivamente, isolarlo da chi ci è vicino (il prossimo appunto) e dargli l'illusione di essere in contatto (in connessione) con il resto del mondo: lo smartphone. L'uomo, solo, in mezzo alla folla era già stato postulato, ma avevamo scordato di mettergli in mano un cellulare connesso ad internet. Ci troviamo nella stessa stanza, in silenzio, ognuno con gli occhi ammorsati allo schermo del telefonino, a far scorrere i post di facebook, abbiamo amici che non conosciamo, e ignoriamo le persone che ci stanno accanto, che possiamo toccare, con le quali possiamo interagire. Si tratta di un mutamento antropologico vero e proprio e, forse, si tratta del cambiamento che si è manifestato nella maniera più repentina in assoluto nel corso della storia. Non abbiamo più una comunità di riferimento di persone in carne ed ossa, bensì mille community formate da persone di cui ignoriamo l'aspetto, il nome e spesso anche il sesso. Ovviamente Zoja, come detto, approfondisce da par suo tutti gli aspetti e gli snodi storici e culturali che hanno portato allo stato attuale delle cose - all'homosmartphone -, analizza, domanda, s'immerge in profondità e ne riemerge con all'amo una serie di prove che, senza il suo occhio di esperto, non saremmo probabilmente mai stati in grado di mettere insieme. La morte del prossimo è un libricino tanto snello ed agile alla lettura quanto imprescindibile per chi sente la necessità di fermare per un attimo la giostra e scendere a ragionare sul presente. Chi siamo, dove andiamo, cosa siamo diventati e infine dove diavolo siamo diretti. Zoja, psicanalista di fama mondiale, divulgatore di livello finissimo e al contempo alla portata del grande pubblico, autore, tra gli altri, dello splendido saggio "Paranoia, la follia che fa la storia" (per Bollati Borignhieri: non consigliato, di più!), come sempre sa parlare al lettore comune, prenderlo per mano e condurlo con passo sicuro lungo le delizie del ragionamento.
Di Zoja, per inciso, andrebbe letto tutto.
Dio è morto, Marx è morto ma Zoja è in piena salute.


Luigi Zoja, psicoanalista di fama mondiale, è stato presidente dell'Associazione Internazionale di Psicologia Analitica e ha vinto due Gradiva Award. Fra i suoi libri: Il gesto di Ettore. Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre (2000), Storia dell'arroganza (2003), Giustizia e Bellezza (2007), La morte del prossimo (Einaudi, 2009) e In difesa della psicoanalisi (Einaudi 2013, con S. Argentieri, S. Bolognini e A. Di Ciaccia), Paranoia, la follia che fa la storia (2011 Bollati Boringhieri), Utopie minimaliste (2013 Chiarelettere)

Nessun commento:

Posta un commento