"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

venerdì 20 marzo 2015

Rio Fugitivo, di Edmundo Paz Soldàn, Fazi editore

Rìo Fugitivo, la città che dà il titolo al romanzo, in realtà non esiste se non nella fantasia, fervida, di Roberto, il protagonista. Cochabamba, come tutti sanno, esiste, ed è una città della Bolivia, il teatro dell'azione del romanzo, la città dove Roberto e i suoi amici vivono, crescono e vanno a scuola. Siamo negli anni '80, in quella stretta (strettissima, risicata) fascia sociale che è la buona borghesia boliviana, famiglie che, in un paese piagato dalla povertà e dall'instabilità politica, sempre sull'orlo di un golpe de estado, possono permettersi una vita agiata, una buona istruzione per i figli alla scuola Don Bosco che li destinerà irrevocabilmente ad un futuro alla guida del paese. I loro anni 80 (borghesi, boliviani, cochabambini) sono incredibilmente simili ai nostri: stessi miti, stessi programmi tv importati dagli Usa, capigliature, modi di vestire, gadget: un presente scontento di sè stesso incapace di pensare ad altro se non che il futuro sarà diverso, dovrà esserlo per forza, ma senza saper immaginare come. Negli anni 80, a Cochabamba, al Colegio Don Bosco, Roberto è (era) un bravo ragazzo, per quello che può permettersi di esserlo un ragazzino di quell'età, ma sogna il delitto perfetto in un mondo che non esiste, in una città che non esiste, Rìo Fugitivo appunto, e immagina un ispettore, che non esiste, Mario Martinez, capace di risolverlo. Legge molto, solo gialli (ha saccheggiato quelli letti da suo padre e trovati in casa, e da allora non si separa dal genere), soprattutto Agatha Christie, e vive sospeso in una dimensione dove la divisione tra luce ed ombra, bene e male, "Chinatown" (la zona della classe presidiata dai cattivi elementi) e resto del mondo sfuma continuamente in una twilight zone nella quale ognuno, proprio malgrado, recita una parte (è quella parte, è quella storia che racconta di sè), incapace di capire se sia la parte giusta per sè e soprattutto di scegliersela fino in fondo (siamo noi a decidere chi siamo o non è, forse, l'ereditarietà a decidere al posto nostro, a nostra insaputa?) La famiglia di Roberto è intrappolata in un mondo di sogni mal riusciti: il padre sogna utopie golpiste destrorse, la madre sogna -come per miracolo - di vedere sparire il marito, Silvia, la sorella, sogna che il patrigno (il padre biologico di Roberto e Alfredo) si accorga di lei e si decida a considerarla una figlia e non un'intrusa e, in mancanza delle attenzioni paterne (o forse proprio per attirarle su di sè), non sa decidersi se dedicarsi al suo amore (finto)francese o se dedicarsi anima e corpo all'università, e Alfredo non si sà nè cosa pensi nè tantomeno cosa sogni (si arriverrà a supporlo, almeno questo, alla fine del romanzo). Alfredo è il fratello più giovane di Roberto, ed è un mistero, un angolo nero, un pugno chiuso, ognuno lo vede con occhi diversi, tutti lo interpretano, lui è un vulcano, è simpatico, attivo, ma al contempo sinistro: incendia un prato in cui rimarrà sfigurato un senzacasa, fa uso di sostanze illecite, si eclissa, scivola via dalle attenzioni di una famiglia troppo distratta dai propri problemi, reali o immaginari che siano fa poca differenza, anzi, non ne fà affatto.. Poi muore, Alfredo. Con un alfiere in mano. E ogni cosa cambia, senza in realtà cambiare davvero, almeno apparentemente. Roberto, una volta per tutte, si sente addosso i panni Mario Martinez e Cochabamba si trasforma sinistramente in Rìo Fugitivo (una Twin Peaks - un luogo oscuro dell'anima innanzitutto - in salsa latinoamericana). Chi ha venduto la droga che ha portato Alfredo alla morte? Quale dei compagni? O si tratta della figura (para)leggendaria dello Scacchista? O qualcun altro ancora? Cosa significa l'alfiere stretto nella mano di Alfredo? Chino è colpevole, o lo è Mauricio? Chi è, realmente, cosa? Ma questo splendido romanzo non è un libro giallo, il delitto perfetto non c'è, e se c'è non lo sappiamo, e se anche lo immaginiamo in realtà non frega niente a nessuno: Alfredo è morto per tutta una serie di ragioni e concause che non verranno mai totalmente svelate, punto. Il vero protagonista del romanzo è il romanzo stesso: mi spiego: le storie. Le storie che ognuno dei personaggi racconta agli altri e quelle che racconta a sè stesso. Tutti raccontano (anzi, tutti raccontiamo) una storia ma, soprattutto, tutti sono una storia, anzi, tutti siamo una storia. E la realtà è l'intreccio inestricabile delle infinite storie più o meno innocenti, più o meno manipolatorie che tutti noi raccontiamo e ci raccontiamo. C'è un ma, ossia: quanto, delle storie che siamo, dipende dall'ereditarietà? Vale a dire: le storie che si sono raccontati i nostri avi, e quindi le storie che sono stati i nostri avi, quanto influiscono sul nostro destino, sulle storie che noi, raccontandocele, siamo? In questo senso Rìo Fugitivo è un romanzo sul romanzo: racconta una storia (quindi un intreccio di storie) che si domanda cosa saremmo, se non fossimo storie. E la risposta, come il delitto perfetto, non c'è: è solo un libro, un romanzo, che diventa tale nel momento stesso in cui racconta delle storie, cioè racconta sè stesso. Proprio come capita a noi.

Edmundo Paz Soldán
Nato a Cochabamba nel 1967, laureato in Scienze Politiche, ha conseguito un PhD in Letterature Ispanoamericane presso la University of California Berkeley e recentemente ha vinto la prestigiosa Guggenheim Fellowship, che conferma la sua statura di talentuoso scrittore. Ha pubblicato i romanzi: Dias de papel (1992), Rio fugitivo (1998), Sueños Digitales (2001), El Delirio del Turing (2003) e Palacio Quemado (2006) Norte (2011), Iris (2014) e La materia del deseo (2002) (in Italia sempre per Fazi, nel 2008: La materia del desiderio). I suoi libri di racconti sono Las mascaras de la nada (1990), Desapareciones (1994) Amores imperfectos (1998) . Insieme ad Alberto Fuguet ha curato un’antologia di racconti di giovani scrittori latinoamericani residenti negli USA (Se habla español, 2002). Ha curato, insieme ad Gustavo Faveròn Patrian la raccolta di scritti su Roberto Bolano: Bolano salvaje (in italiano Bolano selvaggio, Senzapatria edizioni)  Vive nello Stato di New York e insegna alla Cornell University.

2 commenti:

  1. Grazie per la segnalazione, molto interessante!

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  2. Io non lo conoscevo assolutamente Paz Soldàn, ed è stato una splendida sorpresa. Ora mi sono fatto arrivare La materia del desiderio, che mi pare sia il suo unico altro libro tradotto. Non l'ho ancora letto, per ora.
    Se leggerai Rìo fugitivo, condividi qui il tuo giudizio, se ti va, mi farebbe piacere.

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