Il titolo originale è Inside the Red Mansion, che non ha nulla a che vedere con quello italiano, Il fuggiasco di Xiamen. Il sogno della Residenza Rossa è uno dei quattro romanzi considerati i grandi classici della letteratura cinese, scritto da Cao Xuequin e pubblicato soltanto nel 1792, a trent'anni dalla morte del suo autore. Lai Changxing invece è il fuggiasco del titolo italiano, e Xiamen è la città dalla quale è fuggito, una città costiera (nella provincia di Fujian, di fronte all'isola di Taiwan) che è una delle zone che il governo centrale cinese ha destinato ad un esperimento di liberismo spinto. In pratica è una sorta di porto franco dove bene o male è concesso tutto, o quasi, in barba a Mao e ai suoi insegnamenti. La gente delle campagne vi si riversa a migliaia ogni giorno, tutti con la prospettiva di un futuro migliore, se non per sè, almeno per i propri figli. I palazzi sorgono da un giorno all'altro e l'aspetto dei quartieri viene stravolto di mese in mese. I grattacieli hanno nomi esotici (per noi, ovviamente), e crescono come funghi. Gli operai muoiono sulle impalcature grazie ad un'assenza quasi demenziale di standard di sicurezza, ma i milionari si moltiplicano a vista d'occhio ed hanno standard di vita extralusso. Chi è più in basso nella scala sociale, si lambicca il cervello per comprendere i segreti di chi ce l'ha fatta ed imitarli. Ognuno si dà da fare convinto che il proprio turno verso la ricchezza sia il prossimo. E Lai Changxing è uno che ce l'ha fatta, che il proprio turno l'ha strappato al destino e se l'è portato a casa e, nel giro di pochi decenni da campagnolo analfabeta diventa uno dei personaggi più in vista della nuova Cina e il "mammasantissima" di Xiamen. Tutti sanno chi è, tutti dicono di averlo incontrato almeno una volta, o di averlo visto, e tutti hanno degli aneddoti su di lui, leggende che lo ritraggono nei panni di munifico e onnipotente imprenditore, il cosiddetto Nuovo Che Avanza In Stile Cinese. Soldi, auto, belle donne, concubine, un palazzo, La Residenza Rossa appunto (nome che l'analfabeta Changxing mutua dal classico della letteratura), dove i funzionari di partito ed i militari possono dedicarsi ai piaceri della carne in santa pace, secondo il più classico dei luoghi comuni dei ricchi e potenti: le donne sono il miglior modo per ungere gli ingranaggi della burocrazia. Non si fanno affari senza donne di mezzo. Oliver August, giovane reporter mandato in Cina dal Times perchè è l'unico che si fa avanti per ricoprire il ruolo di inviato nel paese dove non tramonta mai il sole, e non perchè affascinato dalla cultura orientale nè da altro, ma semplicemente per prendere le distanze da una vita e da un lavoro che in quel momento stavano languendo in un brodo tiepido di tranquillità borghese che cominciava ad inquietarlo. August scopre presto Xiamen, vi si trasferisce per diversi mesi l'anno e vi s'immerge, immigrato come il resto della città. A Xiamen tutti sono immigrati da altri posti, di solito dalle campagne e da altre province, parlano altri dialetti, non conoscono la città e non appena si abituano all'aspetto del proprio quartiere questo cambia repentinamente. Tutti sono sradicati, tutti si reinventano. Xiamen è un (non) luogo dove tutto è possibile, dove ognuno può decidere chi essere e per quanto tempo. A Xiamen non si parla d'altro che di Lai Changxing, e August non può fare a meno che lasciarsi affascinare dalla sua figura che poco alla volta diventa la chiave privilegiata dell'autore per capire e raccontare la nuova Cina, l'accelerazione impressionante di una cultura che ha sempre fatto dell'impassibilità e dell'immobilismo una virtù e che, con il comunismo del Grande Padre Mao, si era disegnata come una struttura perfetta dove tutto doveva funzionare e quindi funzionava, a prescindere da quello che realmente accadeva, al suo interno ed al di fuori di essa. Morto Mao, Deng Xiaoping, lancia il proprio paese verso il futuro e, considerata la risposta che ne riceve, viene da pensare che il paese non aspettasse altro. Come se avesse trattenuto il fiato per tutta l'epoca maoista e all'improvviso, finalmente, potesse immettere aria nuova nei polomoni per mettersi a correre. La ricerca di Lai Changxing da parte dell'autore diventa così il tentativo del lettore di capire un paese che in generale non conosce, o conosce ben poco, secondo pregiudizi ormai sorpassati, ma al contempo fa nascere una domanda (molte in realtà): Lai è un abile imprenditore spregiudicato (in un paese dove il capitalismo non esiste, se non come "capitalismo di stato") o un comune delinquente? E quel nucleo oscuro che è l'immensa macchina politica che dal Politburo scende giù fino agli oscuri burocrati di partito che ruolo svolge in questa storia e, più in generale, nell'attuale stagione politico-economica della Cina? Lai ha davvero corrotto tutti, dai militari ai funzionari, fino ai politici di primo rango del Politburo? E poteva fare altrimenti? Chi ha usato chi? Ed è vero che il governo, non solo lo ha tollerato, ma lo ha sostenuto fino al momento di entrare nel OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) per poi, non solo abbandonarlo, ma per finire col dargli la caccia fino a scovarlo in Canada? Cos'è la Cina oggi? Ha il volto di Lai Changxing o dei membri del Politburo? O forse delle maitresse dei nightclub, o magari delle adolescenti di campagna che si fanno quattro giorni di viaggio per arrivare a Xiamen e dedicare la loro giovane bellezza a soddisfare i desideri dei nuovi ricchi? Oggi, in Cina, chi conta realmente, i politici (che si arrangiano prendendo metodicamente mazzette per svolgere il proprio lavoro) o gli imprenditori (che le mazzette le allungano per poter far si che la macchina burocratica, lentamente, si muova e permetta loro di portare avanti i propri progetti)? Il governo sembra essere un'entità oscura che tutto sà, ma che più di tanto non s'intromette con la vita reale del proprio paese, un'entità che sopravvive a sè stessa essendo conscia che l'immenso paese che dovrebbe guidare ha bisogno di tempo per cambiare definitivamente senza collassare su sè stesso. Così, interviene di tanto in tanto, per far si che il caos della modernità non sia completamente senza una guida, ed è quando la mano del governo si muove che le regole non scritte all'improvviso cambiano e gli eroi d'un tratto diventano fuggiaschi.
Oliver August è corrispondente del Times e di numerose altre testate, fra cui The Wall Street Journal, Financial Times e The Washington Post. Dopo sette anni trascorsi in Cina, attualmente risiede e lavora in Medio Oriente. Il fuggiasco di Xiamen è apparso per la prima volta nel 2007
"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)
domenica 22 febbraio 2015
Il fuggiasco di Xiamen, di Oliver August, Adelphi editore
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