Se c'è una cosa che a Baricco riesce davvero bene, in questo libro la trovate. Come specificato dal sottotitolo, si tratta di un saggio, sulla mutazione. Cos'è dunque la mutazione e, di conseguenza, di cosa parla questo libro? Diciamo che non posso spingermi troppo in là perchè altrimenti dovrei raccontarvi tutto e, così facendo, vi rovinerei il piacere della lettura, ma qualcosa posso azzardarmi a (cercare di) spiegarla, con parole mie ovviamente, per quel che mi è possibile, dal momento che non è impresa facile, se Baricco ha dedicato tutto questo volume a rendere chiaro qualcosa che chiaro non è per nulla, a nessuno, anche se tutti ci viviamo dentro. La calata dei barbari è l'espressione con cui l'autore identifica una sensazione che tutti ci accomuna e che ci rende prigionieri di un tempo che volge al termine, proprio come un antico e mastodontico impero, impreparato all'invasione di nuovi Unni che già hanno occupato i nostri territori, attaccato i nostri villaggi e preso possesso delle nostre anime. Per quanto possa suonare strano, non stiamo parlando di immigrazione, nè di storia, nè di strategia militare ma, passatemi il termine, di "scarti di senso" e, tornando alla frase iniziale di questo post, se c'è una cosa che a Baricco riesce davvero bene, è descrivere (spiegare, illustrare) e rendere evidenti a tutti, anche ai caproni come me, o voi, cosa intende per "scarto di senso" (a questo proposito consiglio vivamente la visione dei dvd La Feltrinelli di Palladium Lectures). Perchè non esiste più il calcio di una volta, maglie da 1 a 11, ad ognuno il suo ruolo, il difensore che spara la palla in tribuna e non si azzarda ad oltrepassare la metacampo? E perchè Baggio sta in panchina a fissare 11 atleti muscolati per squadra che non sanno combinare nulla in maniera sublime, ma corrono come matti e sono in grado, all'occorenza, di difendere, di attaccare, di spingere sulla fascia, di toccar palla in maniera decente e via discorrendo? Rinunciare a Baggio, all'apice estetico e tecnico del gioco del calcio, al genio assoluto ed alla sua qualità, in favore di una mediocrità estremamente mobile e dinamica ha senso o è semplicemente segno inequivocabile di barbarie e decadenza? Il vino hollywodiano, non eccelso, ma abbastanza mediocre da piacere ad un pubblico vastissimo, è barbaro o è una semplice modificazione del gusto (oltrechè un boom commerciale basato sull'allargamento esponenziale del target di vendita)? E perchè oggi in libreria i libri più venduti sono quelli scritti da comici, da personaggi televisivi, romanzi tratti da o che hanno ispirato pellicole al cinema? Dov'è andata smarrendosi "l'aura" che da sempre (o così crediamo noi) aleggia attorno ai "grandi romanzi" e ai "grandi scrittori?" E perchè si vendono più libri in edicola che non in libreria? L'anima, chi l'ha inventata, e quando, e perchè mai sembra essere divenuta per i barbari un inutile orpello di cui liberarsi quanto prima? E, infine, sono davvero barbari o più semplicemente si tratta di mutanti che hanno una percezione della realtà diversa dalla nostra, più superficiale ma più veloce, più dinamica, più collegata ad altri nuclei di senso? Cosa rimarrà del nostro mondo quando i barbari/mutanti avranno colonizzato e riconvertito secondo la loro sensibilità tutto ciò che era possibile colonizzare e riconvertire? Ecco, come vedete, si tratta di "scarti di senso", di "scivolamenti" da un modo di pensare e percepire la realtà ad un altro modo di pensare e percepire, e noi, tutti noi, ci troviamo nel bel mezzo di questo smottamento culturale. E noi, tutti noi, leggendo questo libro possiamo trovare parti di noi stessi, sia che di volta in volta ci sentiamo più barbari o più invasi, comunque tutti quanti siamo parte integrante di quello smottamento, ne siamo partecipi e vittime, e lo siamo in modo più o meno consapevole. Questo libro ci rende più consci del sommovimento in atto e della nostra posizione rispetto a questo stravolgimento che ci sta togliendo la terra da sotto i piedi. Vi troverete a riflettere che, effettivamente, a quel dato ragionamento portato avanti e sezionato a vostro beneficio dall'autore, c'eravate arrivati anche voi, l'avevate "sentito" in qualche modo, ma certamente non eravate riusciti a "sentire" tutto quanto il quadro d'insieme, il (possibile, probabile, comunque proposto da Baricco) senso del cambiamento in atto. In questo, Baricco è magnifico, che lo vediate in dvd o dal vivo o ne leggiate le pagine scritte, poco cambia; la sua capacità affabulatoria e il mestiere del maestro che ti prende bonariamente per mano e ti accompagna in zone dalle quali, da solo, saresti stato ben lontano, mostrandoti a destra e a sinistra del cammino, e spiegandoti, raccontandoti aneddoti ai quali puoi attingere con facilità, stregandoti con uno stile elegantemente (e felicemente finto) colloquiale, per poi d'un tratto indicarti in alto e lasciarti sbigottito (ma non spaventato) da un cambio di prospettiva repentino: tutto questo Baricco ce l'ha nel sangue, e il suo stesso stile che nei libri tende a scivolare nell'autocompiacimento da primo della classe che sa di esserlo ma non vuole darlo a vedere, nei saggi, diviene un'arma stupefacente che, paradossalmente, semplifica la comprensione di ragionamenti anche piuttosto complessi fino a renderli digeribili ad un pubblico vasto, spesso non profondamente acculturato, ancora più spesso distratto e supericiale (quindi, allora, i barbari siamo noi? Lo siamo già? Lui, Baricco, è un barbaro?). In fondo, questo I barbari, così come le lezioni di Palladium lectures, si ha l'impressione che sia una grande parentesi che l'autore si prende per spiegare (o, forse, addirittura, giustificare) sè stesso, la sua opera, la sua scuola, il suo successo, il suo stesso pubblico e le critiche che si porta sulle spalle.
Ovviamente il libro non parla di questo, sono io che leggo cose che forse non ci sono (coscientemente forse non ci sono, è vero, ma ad un livello più profondo ed incosncio sì, quasi fossero dei lapsus): il libro è una stupenda riflessione, leggera, profonda ma accessibile, sul tempo all'interno del quale siamo invischiati, e sugli scarti di senso che, coscienti o no, viviamo tutti quanti, giorno dopo giorno, divenendo essi stessi la nostra vita e, al contempo, il modo con cui i nostri occhi vedono la nostra vita e i nostri cervelli pensano e giudicano la nostra vita.
Alessandro Baricco nasce a Torino nel 1958, qui studia filosofia sotto la guida di Gianni Vattimo, si laurea con una tesi in
Estetica e studia contemporaneamente al conservatorio dove si diploma in
pianoforte. Esordisce come critico musicale nel 1988 con un testo su
Rossini ("Il genio in fuga. Sul teatro musicale di Rossini"). Nel 1991
esce il primo romanzo, "Castelli di Rabbia", pubblicato da Bompiani che
vince il Campiello e provoca, fra l'altro, alcune divisioni in critici e
lettori, così in seguito tutta la sua opera e il suo personaggio
suscitano amore o odio, mai indifferenza. Nel 1993 appare in Tv come
conduttore di "L'amore è un dardo", trasmissione di Raitre dedicata alla
lirica. In seguito conduce, affiancato dalla giornalista Giovanna
Zucconi, "Pickwick, del leggere e dello scrivere" programma di cui è
anche autore e ideatore, dedicato alla letteratura. Nello stesso anno
esce il secondo romanzo, "Oceano mare", che riscuote un grande successo
di pubblico e nel 1994 "Novecento", un monologo, da cui vengono poi
tratti un lavoro teatrale (con Eugenio Allegri e la regia di Gabriele
Vacis a partire dal 1994, e con Arnaldo Foà in un nuovo allestimento nel
2003) e un film ("La leggenda del pianista sull'oceano", di Giuseppe
Tornatore del 1998). Sempre nel 1994 Baricco fonda a Torino la scuola di
scrittura "Holden", dedicata alle tecniche narrative. Dalle rubriche
curate su "La Stampa" e "La Repubblica" nascono i due volumi di "Barnum"
(pubblicati nel 1995 e nel 1998 con il sottotitolo "Cronache dal Grande
Show"). Nel 1998 esce "City", che quattro anni dopo l'autore trasforma
nel progetto per il teatro "City Reading Project". Dello stesso anno è
anche la trasmissione "Totem", nata dall'esperienza teatrale, in cui
Baricco commenta e narra i passi più salienti di racconti e romanzi con
accompagnamenti musicali di ogni genere. Nel 2002 esce "Senza sangue" un breve racconto-romanzo sulla guerra e nel 2004 "Omer, Iliade",
una rilettura del poema omerico, al contempo romanzo e adattamento
teatrale. Nel 2005 l'autore torna alla narrativa con il romanzo Questa storia
che ripercorre il Novecento attraverso la figura un po' favolosa di
Ultimo Parri, una sorta di bambino prodigio che cresce nella Storia.
"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)
giovedì 17 ottobre 2013
I barbari, saggio sulla mutazione, di Alessandro Baricco, Feltrinelli editore
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