"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 20 gennaio 2013

L'angelo dell'abisso, di Ernesto Sabato, Sur edizioni

  L'angelo dell'abisso (titolo originale Abaddon el exterminador) è il terzo capolavoro di Ernesto Sabato, seguito e conclusione de Il tunnel (1948) e Sopra eroi e tombe (1961). Immagino ci siano un sacco di cose da dire al riguardo, ma è piuttosto complicato metterle insieme perchè L'angelo dell'abisso non è un libro convenzionale (sempre che i capolavori lo siano, ma in questo caso è anticonvenzionale anche rispetto alla "categoria" dei capolavori): si sussueguono un sacco di scene, di nomi, di andirivieni nel tempo, di conversazioni, elucubrazioni, articoli di giornali, narrazioni pure e spurie, di personaggi che risalgono ai suoi precedenti romanzi, ma alla fine sembra che non sia accaduto niente. Quantomeno niente che non sia sogno o, per essere più precisi, incubo. Non è un libro facile, ma è un libro imprescindibile, quantomeno per chi voglia sondare a fondo il mistero del male nel mondo e nella storia. Lo stesso Ernesto Sabato compare come personaggio, sia indicato come Sabato che semplicemente come S., e funge in qualche maniera come tratto d'unione tra i vari personaggi che abitano questo romanzo-non-romanzo: è lui che ci accompagna tenendoci (o tenendosi) per mano in questo lungo tunnel scuro che è in una qualche misura la sua anima e la sua visione del mondo: un incubo con i tratti della veridicità o, all'opposto, una realtà ritratta con le stigmate dell'oscurità onirica. Difficile dirlo, perchè a volte, sopratutto se si fa riferimento ai suoi altri libri, anche a Prima della fine (la sua autobiografia), si ha l'impressione che Sabato ci parli di qualcosa di terribilmente reale e mostruoso, a tal punto terribile da vedersi costretto a dargli forma di narrazione fantastica, ma la narrazione fantastica è così ben congegnata e a tal punto credibile da farci sospettare che stia descrivendo non la realtà mascherata ma un incubo narrativo. Se poi si pensa che questo libro è stato scritto nel 1974 e nella sua parte finale riporta le descrizioni vivide e precise fino all'assurdo di torture di regime che l'Argentina avrebbe vissuto solo due anni dopo, si viene percorsi da brividi. E' come se Sabato, che presiedette la commissione d'indagini Nunca Màs sui crimini perpetrati dalla dittatura, avesse fatto un salto nel futuro - nel suo futuro e in quello del suo paese - e avesse registrato le testimonianze dei sopravissuti ai campi di tortura e poi fosse tornato indietro a scriverne. O come se già all'epoca lui sapesse cosa sarebbe successo, e intendo dire che lo sapesse non come proiezione di un'analisi del presente, ma lo sapesse perfettamente, per filo e per segno, come se qualcuno che preparava il colpo di stato e il susseguente regime (qualcuno all'interno della P2, o del vaticano, o dell'esercito, o del corpo industriale, o degli U.S.A.) gli avesse anticipato i piani di ciò che sarebbe successo. Ma da questo punto di vista Sabato è molto reticente, addossa le colpe delle brutture del mondo, come già in Sopra eroi e tombe, ad una misteriosa setta di ciechi (come già in Sopra eroi e tombe, nel famoso Rapporto sui ciechi), che però, proprio per la sua natura segreta ed esoterica, sembra rimandare ad altro di molto simile, qualcosa come ad una loggia, o all'incarnazione antelitteram delle attuali teorie del complotto del nuovo ordine mondiale, degli illuminati (luce che i chiechi non possono vedere o luce che rende ciechi?) e chi più ne ha più ne metta. Paranoia, il male incarnato nella storia, Sabato che si muove in una Buenos Aires cupa che sembra presagire ed attendere inquieta ciò che di lì a poco le toccherà vivere sulla popria pelle, i personaggi dei suoi romanzi che vi si aggirano come formiche su un cadavere. E' un romanzo oscuro, per molti versi e ancora maggiori sensi: è difficile da seguire, e quando ci si riesce (o si crede di esserci riusciti) ci si domanda se l'ipotesi che ci è balzata in testa sia frutto della nostra follia o se fosse in fondo il reale messaggio che l'autore ha voluto inviarci, come a metterci in guardia da una bestia orribile e famelica che ci ostiniamo a fingere di non vedere, a dimenticare a causa del terrore che ci incute, ma che non possiamo cancellare, che è con noi, vive nei recessi delle nostre ombre dall'inizio dei tempi e, pare dirci Sabato, non ci lascerà mai. Non ci resta che aprire gli occhi - non essere ciechi, non rimanerne accecati - e combatterla, giorno dopo giorno, con le armi che abbiamo, nella speranza di evitare l'inevitabile, cioè il ripetersi delle tragedie (sempre le stesse, sempre uguali, sempre banali), ben sapendo che sarà impossibile. Questo è il nostro destino e, se non ci sono altri significati, questo è la spiegazione del perchè del nostro transito terreno. Una spiegazione che, forse, è assurda tanto se non di più del vivere senza conoscerne il perchè.

Ernesto Sabato ha vinto il premio Cervantes nel 1984, e nel 2007 è stato candidato al Nobel. Ha scritto nella sua vita solo tre romanzi: Il tunnel (1948), Sopra eroi e tombe (1961) e L'angelo dell'abisso (1974). In italiano è possibile trovare, oltre Il tunnel (Feltrinelli), Sopra eroi e tombe (Einaudi) e L'angelo dell'abisso (Sur), anche Prima della fine (Sur) e Lo scrittore e i suoi fantasmi (Meltemi)

3 commenti:

  1. Finalmente sono riuscito a leggerlo.
    Che dire, non è stata una lettura semplice, perché districarsi tra pura narrazione, visioni oniriche, citazioni, articoli di giornale, biografie di personaggi romanzeschi che camminano fianco a fianco al loro creatore, non è un operazione agevole.
    Se da una parte preferisco l'architettura romanzesca di Sopra Eroi e Tombe, dall'altra ho trovato questo terzo e ultimo romanzo di Sabato molto più immerso in quell'incubo che precedentemente aveva sfiorato con mano. Nonostante la natura frammentaria ho trovato questo Angelo dell'abisso denso di pagine illuminanti, specialmente quelle dove S. sveste i panni di vagabondo e indossa quelli di saggista, regalando riflessioni sulla letteratura, l'arte e la politica (e i rapporti che nella storia che si sono formati tra loro) che valgono da solo tutto il romanzo.

    RispondiElimina
  2. Ho amato Sabato ne Il tunnel, questo mi attende in libreria ma credo che aspetterò di leggere Sopra eroi e tombe prima...

    RispondiElimina
  3. Antiga Palavra: sopra eroi e tombe è assolutamente fantastico! A mio parere il migliore in assoluto di Sabato. Un capolavoro. Consigliatissimo.

    RispondiElimina