"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

mercoledì 3 ottobre 2012

Sotto questo sole tremendo, di Carlos Busqued, Atmosphere libri

  Cominciamo: squilla il telefono e Cetarti viene a sapere che sua madre è morta, ammazzata, e suo fratello pure, e così il convivente della madre, di cui Cetarti ignorava l'esistenza: tipico caso di omicidio-suicidio. Prima di rivolgere contro di sè l'arma, l'omicida, s'era tolto la dentiera, dopodichè s'era sparato un colpo in testa. Cetarti prende atto della nuova situazione che gli si pone di fronte e torna a concentrarsi su un documentario sulla pesca dei calamari giganti. Poi: Cetarti si mette in viaggio e giunge nel Chaco, a Lapachito, l'ultima residenza della madre e del fratello (residenza di cui lui non sapeva nulla), e si incontra con Duarte, curatore delle ultime volontà, amico ed ex commilitone (avevano militato nell'aeronautica insieme) dell'omicida-suicida, visiona le foto della strage, entra nella casa dove sono stati trovati i cadaveri e si mette d'accordo con Duarte per scucire un po' di soldi all'assicurazione del convivente della madre. Poi, più o meno, succede di tutto e niente, al contempo. Vengono fumate un numero imprecisato e comunque mostruosamente alto di canne, la televisione è - quasi - costantemente accesa su canali che trasmettono documentari di ogni tipo, facciamo conoscenza di uno scimunito di nome Danielito, figlio del morto, e amico piuttosto inconsapevole (a tal punto inconsapevole da esserne complice) di Duarte, vediamo morire la madre di Danielito e Danielito gettarne le ceneri nella tazza del cesso, incappiamo in una quantità di animali ed insetti più o meno ripugnanti che per lo più fanno una brutta fine, seguiamo Duarte rapire persone per poi chiederne il riscatto, disseppelliamo il cadavere di un bambino di nome Danielito, ammiriamo Cetarti spendere le proprie giornate ciondolando davanti al televisore, rubricando immondizia (unico lascito del fratello), studiando una specie di salamandra d'acqua dolce e nutrendosi di cibo spazzatura. Dicono che sia la fine del mondo, questo libro, la quintessenza della novela negra, e Busqued che sia una sorta di fenomeno. Non so. L'unico fatto incontestabile è che ci troviamo immersi in un mondo di squallidi perversi (perversi lunatici!, ma non picari), addirittura inconsapevoli della propria infima bassezza, persone (se così si possono definire) incapaci di porsi un orizzonte più ampio di uno spinello, un documentario alla tv (puntualmente frainteso), e un fascio di pesos che li porti fino al giorno dopo, totalmente anaffettivi, inadatti a qualsiasi livello di empatia. L'attenzione morbosa, lenta, tipica degli sballati, ai particolari più insignificanti e un certo sadismo nei confronti di animali ed insetti (ma pure di persone, anche se si tratta di un sadismo involontario e, soprattutto, inconsapevole) rende i personaggi del romanzo dei serial killer in nuce. E' come se fossimo noi a seguire un documentario alla televisione, un documentario lento ed incoerente su rifiuti umani che, poco alla volta, passo dopo passo, si muovono verso un futuro da assassini psicopatici e il particolare terribile che salta agli occhi di noi spettatori è che non c'è nulla di strano, nulla di grandioso nè di malvagio in questo percorso da larva a farfalla omicida. Solo squallore. Il livello di vita psichica ed interiore dei personaggi non è superiore a quella di un calamaro gigante o di uno dei tanti insetti ripugnanti che circolano per il romanzo, al punto che una vera differenza tra le due categorie sembra non esserci. Si muovono in mezzo ai rifiuti senza una vera motivazione che non sia la soddisfazione delle necessità primarie, cibo e droghe sostanzialmente (nel caso in questione le droghe sono da considerarsi giocoforza necessità primarie), non arrivano da nessuna parte e non vanno da nessuna parte, forse vorrebbero partire, ma non possono, non sanno dove nè come e, casomai uno di loro riuscisse a raggiungere il Brasile (terra nè immaginata nè sognata, solo che "ci vanno tutti") il suo problema principale sarebbe avere la tv via cavo in camera. La pornografia come oggetto di studio dell'elasticità del corpo umano, i documentari come tentativo (miseramente fallito) di elevere la propria capacità di attenzione, la morte come scocciatura o come risorsa per mettere insieme due soldi. Esseri che si muovono incorentemente all'interno di un giardino, di un acquario, di un quartiere o di una città o, infine, in quell'enorme scatola aperta che è l'Argentina. A rimettere un po' di ordine in tutto questo caos primordiale ci penserà una mucca, "con un'aria pacifica e leggermente incuriosita", e al proposito non dico una parola di più. In effetti è un noir o novela negra che dir si voglia, ma non c'è tensione, al massimo una certa sensazione di ribrezzo, non c'è disvelamento nè ricerca, non c'è sesso se non visionato su videocassette pornografiche, in realtà non c'è niente, forse, una certa dose di ironia triste insita nella idiozia connaturata nei personaggi. E' come se ci trovassimo di fronte ad un prodotto pulp scaduto, fuori tempo massimo, anni dopo la fine ufficiale del periodo d'oro del pulp. Se mi ricorda qualcosa - ma stiamo parlando di un ricordo sbiadito, come un riflesso che mi giunge alla vista dopo essere rimbalzato su un numero imprecisato ed alto di specchi sporchi e, taluni, rotti - posso dire che mi riporta alla mente Bestie, di Magnus Mills, più che altro per il vuoto assoluto che permea dall'interno i protagonisti, ma Mills era un'altra cosa. Che poi l'intera storia di Sotto questo sole tremendo possa essere letta come una metafora delle recente storia argentina (Duarte e il morto erano piloti militari, il muro elettrificato della casa del fratello di Cetarti, il rapimento di persone innocenti) mi pare onestamente una forzatura.
  La cosa assolutamente fuori dalla norma, e con questo intendo dire "superiore alla norma", è la copertina di Francesco Sanesi: se la fissate bene, potete indovinare già tutto ciò che troverete nel resto del romanzo.


Classe 1970, Carlos Busqued (è il signore ritratto qui accanto, anche se nella foto assomiglia terribimente a Maurizio Landini) ha fatto parlare di sé con Sotto questo sole tremendo, sua opera prima. Blogger, collaboratore di piccole e strane riviste, Busqued scrive con una prosa che ha permesso alla stampa di avvicinarlo a Raymond Carver. Ma non è il caso di aspettarsi uno stile minimalista. Al contrario, Busqued usa un linguaggio turpe, grasso, che va dritto al cuore dell'espressione, senza fronzoli e senza troppe inutili spiegazioni, retto da una struttura narrativa più che solida, che non toglie il fiato dal collo del lettore. Sotto questo sole tremendo è stato già pubblicato in Germania e Francia. Il suo blog lo potete trovare qui: borderlinecarlito.

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