"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

sabato 28 gennaio 2012

I malcontenti, di Paolo Nori; Einaudi editore

Quando ho avuto tra le mani questo libro di Paolo Nori, un paio di giorni fa, mi sono detto che l'avrei recensito quanto prima, e mi era sembrata una bella idea, nuova, come se fosse il primo libro di Nori che leggevo, poi mi sono domandato perchè mai non ne avessi recensito uno suo prima, dal momento che li ho letti (quasi) tutti.
Non ho una risposta. Solo, mi sono ricordato di come sono incappato la prima volta in un suo libro, Mi compro una gilera. Mi era piaciuto il titolo e la copertina, la foto in copertina, che era quella di sua figlia, personaggio che torna spesso nei suoi libri nei panni de l'Irma. Poi da lì in avanti non mi sono più fermato. Mi sono chiesto il perchè. Non lo so. Non so neppure perchè mi è piaciuto questo libro, I malconenti. Vedo di spiegarmi. Se lo leggi per la prima volta, Nori (qualsiasi cosa di Nori), le prime righe ti domandi se questo è scemo o cosa, se ti sta prendendo per il culo o cosa, perchè lo stile è incredibilmente discorsivo, ma non nel senso che fila via liscio, non solo in questo senso, quanto piuttosto perchè è un parlato che nessuno aveva osato proporre in testi letterari, con frasi smozzicate, interruzioni, salti logici, errori sintattici e via discorrendo. Provate a registrarvi quando parlate e poi sbobinate il tutto su carta e potrete rendervi conto di ciò che intendo. Ovviamente poi capisci che quel caos di stampo prettamente orale è stato usato dall'autore in maniera programmatica, in realtà creando un finto caos che dopo un po' (poco per la verità) crea un ritmo tutto suo e ti entra sottopelle. Da quel punto in avanti non hai modo di mollare il testo. Immagino per via del fatto che è un po' come avere l'autore, Nori Paolo, che è lì con te nella stanza e ti parla, ti racconta le sue cose, ti racconta com'è stato quando ha pubblicato il suo primo libro, come sono i suoi amici, com'è la vita a Parma o a Bologna, cosa ha detto o fatto l'Irma, com'è stato trascorrere diverso tempo in un reparto grandi ustionati, in ospedale. Immagino che ci sia chi lo ama follemente e chi lo odia visceralmente: io mi iscrivo al primo gruppo. Un'altra caretteristica sono le trame, che non ci sono, quasi, o quantomeno sono così semplici - fragili verrebbe da dire - che vengono quasi nascoste dai personaggi che popolano il suo universo, personaggi caserecci che, se non sono strambi di propria natura, vengono comunque descritti dall'autore da un punto di vista obliquo, dove le stranezze balzano subito all'occhio e si pongono immediatamente all'attenzione dell'autore e quindi del lettore. E un po' tutto il mondo che Nori descrive nella sua produzione è caratterizzato da questa dicotomia, da un lato è incredibilmente routinario, è esattamente il mondo che conosciamo tutti noi ogni giorno, il panettiere, la mamma, l'amico, il gatto, il datore di lavoro, il fratello, l'amica, il tizio in autobus, il collega, il proprietario del pub, dall'altro è sempre visto e raccontato con uno sguardo puro, un po' singolare, come se il mondo il protagonista lo vedesse per la prima volta, come se tutto quanto fosse visto con gli occhi di una bambina di quattro anni, l'Irma, anche quando in realtà non è l'Irma a parlare. Addirittura anche nei libri in cui l'Irma non era ancora venuta al mondo il protagonista (di solito Learco Ferrari) vive e si nutre di quello sguardo. Il risultato è straniante: ironico, comico a volte, spiazzante e, in certi casi, anche un filo malinconico. Come in questo caso, ne I malcontenti. E' la storia di una coppia (in un'età che fa si che oggi venga definita giovane coppia) che si lascia. Noi la seguiamo nelle sue vicissitudini un po' giornaliere un po' assurde, dal piano di sotto, dall'alloggio di sotto, dove vive il protagonista, che li conosce in quanto nuovi inquilini, entra in contatto con loro in qualità di vicino di casa e, poco alla volta, diventa amico, confidente, collaboratore suo malgrado in progetti assurdi, fino a quando, semplicemente, senza nessun rumore, si lasciano, senza scene madri indiavolate, piatti che volano, recriminazioni, porte che sbattono e via discorrendo. Questa è la storia. La posso riassumere perchè non è un mistero la storia in sè, non è un giallo il cui finale dev'essere preservato, quello che importa è altro, come quasi sempre nei libri e nella vita. E' lo stesso Nori che spiega che questo libro gli porta alla memoria un film di Lubitsch in cui la trama (un uomo innamorato di una donna scomparsa, a cena con un amico, si rende conto che la donna che ama è la moglie dell'amico) viene riportata dai commenti che giungono dalla cucina: dal cuoco, dal cameriere e dal maggiordomo. Penso che questo libro sia esattamente la cucina del film di Lubitsch.
  Qui cambiano i nomi, l'Irma è Una bambina di quattro anni, Paolo Nori-Learco Ferrari è Bernardo (anche detto Bernardo Provenzano) e le città in cui si muovono i protagonisti hanno nomi tedeschi, e non solo le città. C'è Francesco, che l'hanno rovinato gli psichiatri (da non perdere, per motivi differenti e opposti, la sua autobiografia registrata e le interviste a cui lo sottoponeva il protagonista)
  La giovane coppia è composta da Nina e Giovanni. Poi c'è Quello delle scarpe.
  E scoprirete che cos'è (cos'è stato e cosa invece doveva essere) il Festival dei Malcontenti.

Paolo Nori è nato a Parma nel 1963. Ha pubblicato:

 La meravigliosa utilità del filo a piombo (2011), I malcontenti (2010), A Bologna le bici erano come i cani (Ciclopolis) (2010), Le cose non sono le cose (2009), L'accalappiacani. Settemestrale di letteratura comparata al nulla: 4 (2009), Pancetta (Universale economica) (2008), Mi compro una Gilera (I narratori) (2008), Baltica 9. Guida ai misteri d'oriente (Contromano) (2008), I libri devono essere magri (2008), Pubblici discorsi (Compagnia Extra) (2008), Siam poi gente delicata. Bologna Parma, novanta chilometri (Contromano) (2007), Tre discorsi in anticipo e uno in ritardo. Su Calatrava, su Cechov, sulle scimmie, sulla canzone popolare (Narrativa) (2007), La vergogna delle scarpe nuove (Narratori italiani) (2007), Noi la farem vendetta (I narratori) (2007), Le cose non sono le cose (Fernandel) (2006), Storia della Russia e dell'Italia (LDM. Libri di merda) (2006), I quattro cani di Pavlov (2006), Ente nazionale della cinematografia popolare (I narratori) (2005), Pancetta (I narratori) (2004), Learco. In un'ora, nove romanzi in musica con Learco Ferrari, in un'ora. Con CD Audio (Plurale immaginario) (2004), Gli scarti (Super universale economica) (2003), Si chiama Francesca, questo romanzo (Einaudi. Stile libero) (2002), Grandi ustionati (Einaudi. Stile libero) (2001), Diavoli (Einaudi. Stile libero) (2001), Spinoza (Einaudi. Stile libero) (2000), Bassotuba non c'è (Vox) (2000), Bassotuba non c'è (Einaudi. Stile libero) (2000)

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