<< Perdonami, tu sanguinante pezzo di terra, per il mio essere mite e gentile con questi macellai. Tu sei le rovine dell'uomo più nobile che mai visse nella marea dei tempi. >>
Così Antonio accanto al fresco cadavere di Giulio Cesare nell'omonima opera di William Shakespeare.
Questa la citazione dalla quale nasce il titolo dell'ultimo libro dell'imprescindibile colombiano Juan Gabriel Vasquez. Le rovine del titolo sono, materialmente, una calotta cranica e un vertebra: in senso più estensivo sono le rovine sulle quali è stata costruita la democrazia colombiana, e sulle quali continuamente uomini ostinati (forse encomiabili, o forse pazzi) continuano a costruirvi sopra. Prima rovina (calotta cranica): il 15 di Ottobre 1914, il generale Rafael Victor Zenòn Uribe Uribe, eroe nazionale con un glorioso passato militare nella guerra dei mille giorni (Guerra de los mil dias) e un presente da politico riformista, viene ucciso a Bogotà, a colpi di accetta, da Leogivildo Galarza e Jesùs Carvajal, apparentemente due individui isolati, ossessionati dalla paura delle politiche progressiste che Uribe Uribe andava sostenendo.. Seconda rovina (vertebra): il 9 Aprile 1948 Juan Roa Sierra uccide a colpi di arma da fuoco l'idolo del popolo e giovane promessa del partito liberale, Jorge Eliecer Gaitàn, dando così il via allo scatenarsi della violenta follia che colpì Bogotà in quei giorni e che è universalmente ricordata come "El bogotazo". Sierra viene bloccato dalla folla e linciato sul posto, e il suo cadavere spogliato e portato in giro per la città come un trofeo che avrebbe dovuto essere il lasciapassare per la folla per entrare nel palazzo presidenziale. I due assassini del generale Uribe Uribe, incarcerati, godranno di un trattamento particolarmente morbido e delle attente visite di padri gesuiti e si lasceranno sfuggire affermazioni misteriose nelle quali paiono alludere ad una loro presunta intoccabilità garantita da personaggi potenti appartenenti a non meglio specificate alte sfere. In entrambi i casi nelle settimane precedenti ai fatti, pur trattandosi apparentemente di gesti estemporanei di semplici cittadini slegati da qualsiasi legame con centri di potere, occulti o meno, la voce della prossima morte dei due politici era circolata in alcuni circoli cittadini. In entrambi i casi, la voce della chiesa, per bocca di singoli prelati, aveva condannato la condotta dei due politici e istigato la popolazione ad una ribellione anche violenta. In entrambi i casi, in seguito, erano nate teorie cospirative che prevedevano la regia occulta degli omicidi nelle mani di personaggi eleganti, più volte visti assieme a quelli che sarebbero divenuti noti alla storia come assassini (nel caso di Gaitàn sarà lo stesso Gabriel Garcia Marquez a riportare in un libro il suo personale ricordo*). Juan Gabriel Vasquez, ancora una volta, ci porta per mano a rivisitare ampie porzioni della storia più o meno recente del suo paese, e in questo libro lo fa calandosi direttamente nel ruolo di personaggio, dando così l'impressione al lettore di trovarsi tra le mani un saggio giornalistico piuttosto che un romanzo. Una sorta di mockumentary. Vasquez personaggio entra in contatto con l'eccentrico Carlos Carballo, ossessionato dalle teorie cospirative che aleggiano attorno al 9 Aprile, al Bogotazo ed alla morte di Jorge Eliecer Gaitàn. Carballo trasmetterà (almeno in parte) le sue ossessioni a Vasquez, inizialmente scettico, il quale scriverà un libro sulle teorie occulte che sottendono la verità ufficiale: presumibilmente il libro che Vasquez personaggio si prende il compito di scrivere è questo La forma delle rovine, scritto dal Vasquez reale. Nel mezzo, a far da sfondo e, al contempo, a dare solidità all'ipotesi del libro-verità, la complicata nascita delle figlie di Vasquez, i suoi rapporti, spesso difficili, con Francisco Benavides, l'uomo che lo mette in contatto con Carlos Carballo, i libri che Vasquez pubblica, il suo trasferimento a Barcellona e il progredire della sua carriera letteraria. Il libro è diviso (almeno) in tre parti: la prima nella quale i fatti introducono all'omicidio di Gaitàn ed alle teorie cospirative che piombano nella vita dell'autore come un cammello in un autogrill, inaspettate. La seconda parte, la più ampia, che tratta approfonditamente dell'omicidio di Uribe Uribe e del processo che ne è conseguito, e che inserisce il personaggio (storico anch'esso) di Marco Tulio Anzola Samper, il giovane che viene incaricato dalla famiglia di Uribe Uribe di avviare un indagine parallela sulla morte del generale (e che s'imbatterà a suo rischio e pericolo in una serie di indizi indimostrabile che parrà sostenere la tesi del complotto e che prenderanno forma scritta nel libro Quienes son?). La terza e conclusiva parte, attraverso i ricordi personali di un sempre più allucinato Carballo, torna al Bogotazo, al 9 Aprile ed alla morte di Gaitàn, andando a conchiudere il circolo della narrazione. Apparentemente si tratta di un libro che vuole analizzare la nascita ed il perdurare, più o meno illogico, delle teorie complottistiche così in voga al giorno d'oggi (e per farlo mette in mezzo, in maniera piuttosto inutile e ridondante - un tantino paracula, per essere chiari - anche diversi accenni all'omicidio Kennedy), non disdegnando di cercare quale sia la motivazione intrinseca nell'essere umano nel voler a tutti i costi ipotizzare, dietro alla velo delle versioni ufficiali, una volontà più alta che occultamente governa il mondo, ma nella realtà si tratta dell'ennesima tappa di un lucido percorso che l'autore ha intrapreso di riscrittura (o rilettura, fate voi) della propria storia patria. Quali sono le basi dalle quali nasce la moderna Colombia? Sono quelle basi così incerte e permeate di violenza (forse eterodiretta) popolare ad aver inevitabilmente prodotto un personaggio come quello di Pablo Escobar che, non per niente, visse ossessionato dalla volontà di entrare in politica e di diventare presidente della Colombia? In questo libro, certamente imperfetto, soprattutto in una struttura a volte non perfettamente calibrata e forzata nei suoi assi principali, sono a volte gli accenni minori a renderlo imperdibile, quelle parentesi narrative che lasciano il lettore libero di crearsi le proprie domande ed i propri collegamenti che non necessariamente sono quelle messe in primo piano dal libro. Gabriel Garcia Marquez, il nobel, l'orgoglio colombiano per eccellenza, il realismo magico incarnato in una penna che nel suo libro Vivere per raccontarla fa accenno ad un uomo elegante che aizza la folla affinchè faccia a pezzi l'assassino di Gaitàn:
Cinquant'anni dopo , la mia memoria conserva fissa l'immagine dell'uomo che sembrava istigare la calca davanti alla farmacia, e non l'ho trovato in nessuna delle innumerevoli testimonianze che ho letto su quel giorno. L'avevo visto molto da vicino, con un vestito di lusso, una pelle di alabastro e un controllo millimetrico dei gesti. mi colpì tanto che non gli staccai gli occhi di dosso fin quando non passarono a prenderlo con un'automobile troppo nuova non appena si furono portati via il cadavere dell'assassino, e a partire da allora fu come cancellato dalla memoria storica. Persino dalla mia, fino a molti anni dopo, ai tempi in cui facevo il giornalista, allorchè mi venne l'idea che quell'uomo fosse riuscito a far ammazzare un falso assassino per proteggere l'identità di quello vero.
Vasquez non reinventa la storia, la rilegge, la analizza in cerca di qualche elemento che lo possa portare a propendere, tra quella ufficiale e quella cospiratoria, per una versione definitiva, e lo fa componendo un libro-mondo (un mondo strano, paranoico, ossessionato dalle rovine, dalle reliquie di santi laici, di uomini anonimi che tirano i fili immersi nell'ombra) esagerato, poco calibrato, che a volte pare voler parlare solo dell'uccisione del generale Uribe Uribe per poi ricredersi e cedere alla necessità di intessere un quadro unico, un libro nel quale Vasquez si cala a tal punto da divenirne personaggio, un libro che pare scaturire da una necessità personale impellente dell'autore di scavare: tra le rovine ovviamente. Ma che soprattutto si apre in lampi di perfezione che solo il lettore è in grado di scegliersi. Gabo (lo stesso che parlerà della narco-Colombia ai tempi di Escobar nel suo libro Notizia di un sequestro) che testimonia un fatto (e un personaggio) cancellato dalla storia, Escobar che causa un secondo Bogotazo inseguendo la sua ossessione di divenire presidente della Colombia, due politici ammazzati da semplici cittadini dietro i quali paiono muoversi ombre conservatrici e la lunga mano di quella stessa Chiesa che sosterrà gli Stati Uniti impegnati nella famigerata Operazione Condor, il Bogotazo del 1948, resti umani che scompaiono e riappaiono anni dopo i fatti, prove cancellate, testimoni scomparsi. Vasquez, al giorno d'oggi, è imprescindibile, anche quando non raggiunge risultati formalmente perfetti. Forse, in questi casi, lo è ancora di più.
Una nota di disappunto per il pessimo editing, un trattamento che il libro ed il suo autore davvero non meritano.
Juan Gabriel Vásquez è nato a Bogotà nel 1973. Scrittore sudamericano di primissimo piano, tradotto in sedici lingue, ha conseguito un grande successo internazionale di critica e di pubblico con i suoi romanzi. Gli informatori (Ponte alle Grazie, 2009) è stato scelto come uno dei romanzi colombiani più importanti degli ultimi venticinque anni dalla rivista “Semanal”, è arrivato finalista dell’Independent Foreign Fiction Prize e ha attirato gli elogi di autori come Mario Vargas Llosa e John Banville. Storia segreta del Costaguana (Ponte alle Grazie, 2008), magnifico omaggio alla storia colombiana e all’opera di Joseph Conrad, si è aggiudicato il Premio Qwerty a Barcellona e il Premio Fundación Libros & Letras a Bogotà. Il rumore delle cose che cadono (Ponte alle Grazie, 2012), oltre agli elogi di scrittori del calibro di Edmund White e Jonathan Franzen. Si è aggiudicato il Premio Alfaguara 2011, il English Pen Award 2012 e il Premio Gregor von Rezzori-Città di Firenze 2013. Vásquez ha inoltre vinto due volte il Premio Nacional de Periodismo Simón Bolívar e nel 2012 gli è stato assegnato il premio francese Roger Caillois per l’insieme dell’opera. Feltrinelli ha pubblicato Le reputazioni (2014).
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