Non lasciatevi ingannare (o, meglio ancora: fatevi ingannare): Juan Gabriel Vasquez non vi sta parlando del tema del libro, che si tratti di narcotraffico o di nazisti in sudamerica, di fumettisti famosi, della storia della Colombia o di Jospeh Conrad, lo scrittore: sotto sotto tratta sempre di altro. Nel caso de Gli informatori, ad esempio, tratta del potere e dei limiti - soprattutto dei limiti - della parola. Quella orale, classica ed altisonante nel caso di Gabriel Santoro padre, di quella scritta nel caso di Gabriel Santoro figlio. E poi, anche, del tema del perdono, della colpa, anzi, delle colpe dei padri che ricadono sui figli. Del tempo che scorre, dell'insesorabilità del tempo che scorre e di come le colpe si situano nel tempo e, a volte, forse spesso, lo pieghino a proprio piacimento. Poi, c'è la storia, che ti tiene attaccato al libro e ti costringe a voltare una pagina dopo l'altra, una storia appassionante, narrata con perizia classica, attraverso una struttura solida e uno stile ipnotico che, apparentemente, non cerca mai di mettere in mostra sè stesso ma si pone al servizio della narrazione, E la storia, in questo caso, è la storia con la esse minuscola della famiglia Santoro, anzi, di Santoro padre e Santoro figlio, incastonata in una frazione poco conosciuta della grande Storia: l'emigrazione tedesca in SudAmerica, in questo caso in Colombia, e il destino degli immigrati teutonici quando la Colombia si schierò sullo scacchiere internazionale contro quello che oggi definiremmo l'Asse del Male, vale a dire Germania, Italia e Giappone. Vennero poste in essere delle Liste Nere, e chi vi veniva iscritto perdeva sostanzialmente i diritti civili, veniva isolato in luoghi di costrizione, spesso a dir la verità anche piacevoli, quali hotel di lusso, ma soprattutto diveniva agli occhi della società un reietto dal quale tenersi lontani a qualsiasi costo. La catastrofe sociale ed economica era inevitabile conseguenza e corollario dell'iscrizione nelle liste. Ovviamente, come sempre capita in questi casi, vennero rovinati immigrati onesti che nulla avevano a che spartire col nazismo e al contempo vennero salvati nazisti veri e propri. Il libro ripercorre quest'anfratto semisconosciuto della storia (almeno da noi in Europa, almeno dai più) e ne analizza gli aspetti psicologici dei protagonisti (protagonisti loro malgrado). Gabriel Santoro padre è un eminente avvocato e un ancor più famoso oratore, devoto alla parola e studioso dei retori classici e dei loro discorsi, vedovo, vive da solo in una sorta di eremitaggio cittadino, in rotta col mondo e soprattutto con il figlio, suo omonimo, reo di aver scritto anni addietro un libro sulla vita e sui ricordi di Sara Guterman, ebrea, anch'essa sfuggita all'ascesa del nazismo in patria e amica intima di gioventù del padre. Dalla sua pubblicazione Gabriel Santoro padre ha attaccato pubblicamente il libro del figlio, ridicolizzandolo, e vendendolo al mondo come puro e semplice spreco di carta. Perchè il contenuto di quel libro lo abbia sconvolto tanto risulta per Gabriel Santoro figlio del tutto incomprensibile. La situazione rimarrebbe in uno stallo perenne se non intervenisse un'operazione al cuore a sparigliare le carte. Il padre, mettendo in conto l'eventualità di non uscire vivo dalla sala operatoria, riallaccia i rapporti col figlio, dando così il via ad una serie di eventi che lo porteranno a scoprire l'amore e l'ebrezza di una seconda vita ivi comprese le possibilità che questa porta con sè, inclusa la personale utopia di porre rimedio agli errori del passato. Al più grande errore commesso nella sua gioventù. Ma, è realmente possibile avere una seconda chance? Cancellare le proprie colpe? Non è forse un peccato di superbia immaginare di poterlo fare? E, non è forse che le colpe si lavano solamente portandone il peso?
Il narratore, Gabriel Junior, scoprirà non solo una parte della storia del proprio paese che non aveva mai approfondito realmente, ma soprattutto svelerà a sè stesso l'anima scura che il padre si portò dietro, mascherandola sotto le sue doti retoriche e il carattere burbero e inflessibile, per tutta la vita.
Per identificare quale sia il tema di fondo che Vasquez tratta (sempre), bisogna in qualche maniera estraniarsi dalla malìa dello stile, liberarsi dai fardelli (piacevoli) della storia, e tendere l'orecchio. Allora ci si rende conto. Vasquez è eccezionale, padroneggia mezzi stilistici e strutturali che in pochi possono vantarsi di possedere, non intreccia più fili narrativi, come sarebbe logico aspettarsi, ma diversi piani di lettura. In questo caso, nell'ordine: la storia degli immigrati tedeschi in colombia all'epoca della guerra mondiale, la storia di Gabriel Santoro senior, la storia di Gabriel Santoro junior (narrata nel libro da sè stesso, autore e personaggio del suo secondo libro dopo quello su Sara Gutterman, vale a dire proprio Gli informatori), una riflessione sulle illusioni e sui limiti della parola, sul rapporto tra colpa e redenzione, tra padre e figlio, tra esseri umani e tempo. Ognuno di questi temi è sviluppato con un'attenzione certosina ad ogni minimo spasmo psicologico dei protagonisti, Vasquez analizza ogni possibilità e tutte le conseguenze di ogni possibilità. Poi, però, in fondo, c'è altro: la percezione che vivono tutti i personaggi, a loro stessa insaputa viene da dire, della caducità del reale. Ogni vita (e ogni storia che la racconta) vibra di angosce innervate nel proprio intimo (nell'inconscio) di quella sensazione impalpabile che porta la certezza che ogni vita è sempre in bilico sulla sua stessa estinzione. Il passaggio umano, il rincorrersi delle storie che gli uomini generano (e che gli uomini, in effetti, sono), la prospettiva di una fine che se non sempre è imminente (ma potrebbe comunque esserlo) è comunque sempre certa. I personaggi di Vasquez cercano invariabilmente qualcosa nel loro passato o nel passato altrui, tentano disperatamente di fermare quel qualcosa, per poterlo analizzare e spiegare, per trovare un senso, e finiscono nel loro viaggio a ritroso a dover fare i conti col presente, col tempo che intanto è trascorso, s'è fatto sottile, s'è fatto nebbia, è incerto, labile, come un vecchio, come la fine che si avvicina e che rende tutto, per quanto tragico sia, una solenne buffonata. Una di quelle buffonate che non sfociano mai in un riso liberatorio, ma che si cristallizzano in un lieve ghigno incredulo, nella malinconia di quello che è stato, di quello che non è stato, di quello che sarà, pur non avendo senso, pur non lascinadosi afferrare, nè con le parole, nè coi libri.
Juan Gabriel Vásquez è nato a Bogotà nel 1973. Scrittore sudamericano di
primissimo piano, tradotto in sedici lingue, ha conseguito un grande
successo internazionale di critica e di pubblico con i suoi romanzi. Gli informatori
(Ponte alle Grazie, 2009) è stato scelto come uno dei romanzi
colombiani più importanti degli ultimi venticinque anni dalla rivista
“Semanal”, è arrivato finalista dell’Independent Foreign Fiction Prize e
ha attirato gli elogi di autori come Mario Vargas Llosa e John
Banville. Storia segreta del Costaguana (Ponte alle Grazie,
2008), magnifico omaggio alla storia colombiana e all’opera di Joseph
Conrad, si è aggiudicato il Premio Qwerty a Barcellona e il Premio
Fundación Libros & Letras a Bogotà. Il rumore delle cose che cadono (Ponte
alle Grazie, 2012), oltre agli elogi di scrittori del calibro di Edmund
White e Jonathan Franzen. Si è aggiudicato il Premio Alfaguara 2011, il
English Pen Award 2012 e il Premio Gregor von Rezzori-Città di Firenze
2013. Vásquez ha inoltre vinto due volte il Premio Nacional de
Periodismo Simón Bolívar e nel 2012 gli è stato assegnato il premio
francese Roger Caillois per l’insieme dell’opera. Feltrinelli ha
pubblicato Le reputazioni (2014).
"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)
lunedì 4 gennaio 2016
Gli informatori, di Juan Gabriel Vasquez, Ponte alle Grazie editore, trad. di Enrico Passoni
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