Questo libro è, per citare una frase del libro stesso, una sorta di "ultima trasmissione dal pianeta dei mostri". A questo punto c'è da chiedersi chi sono (o cosa sono) i mostri, quantomeno quelli che si muovono all'interno del libro stesso. Sono gli stessi che si muovono, vivono, respirano e, vivaddio, muoiono, nel mondo reale. I mostri (al plurale) sono Carlos Wieder, e dico i mostri perchè Carlos Wieder non è un semplice individuo, e neppure si limita ad essere solo un mostro, Carlos Wieder è molti mostri insieme. E nel contempo è un individuo, nel senso che è un uomo in carne ed ossa e, addirittura, è un artista, e sappiamo che per Bolano l'artista (lo scrittore) è "quasi una persona", o "non proprio una persona". Comunque non proprio una persona normale. Un mostro. Un monstruo. Se nella realtà non è mai vissuto un uomo di nome Carlos Wieder con le caratteristiche e la biografia che si possono evincere dal libro, poco importa, perchè ne sono vissuti altri, molti. E ne nascono (e muoiono) in continuazione, come nascono e muoiono in continuazione gli esponenti di qualsiasi specie. I mostri non sono altro che una sottogruppo della razza uomo. Tutta la narrazione è una detection alla ricerca di Carlos Wieder, ma in realtà è qualcosa di molto più profondo e terribile. E' lo sforzo sovrumano e contemporaneamente totalmente umano di comprendere cosa sia Carlos Wieder. E' un artista che scrive poesie nel cielo? O è un torturatore ed assassino sotto la dittatura di Pinochet? Un fotografo pazzo? Un cameraman di snuff movie? Un poeta nazi-fascista avanguardista? La voce narrante del libro lo ha conosciuto ad un seminario di poesia, in gioventù, ed allora era una specie di playboy ed un ipotetico poeta che si faceva chiamare Alberto Ruiz Tagle, poi però, in seguito al colpo di stato in Cile, ne perde le tracce. In seguito sembra ricomparire, ma con un altro nome, cioè nei panni appunto di Carlos Wieder, ma rimane sempre una sorta di spettro imprendibile, lontano, dai contorni sfumati, un ombra riflessa in uno specchio deformante che si percepisce in lontananza e che proietta sè stessa su situazioni e realtà sinistre. Sinistre e grottesche. Sinistre, grottesche ed oscene. Ma Carlos Wieder, il poeta-aviatore, è davvero Alberto Ruiz Tagle? Il narratore impiegherà una vita (o poco meno) per scoprirlo, per rendersi conto alla fine che la risposta non sarà ciò che lo potrà portare a soddisfare le sue domande. Perchè quelle rimangono. Chi sono i mostri, da dove nascono? Dove svaniscono ad un certo punto? Perchè esistono, i mostri? Rodrigo Fresàn, in un articolo in cui parla dell'amico Bolano (vedi qui) lo definisce come " l'uomo che scrisse di loro (dei mostri) come se li osservasse dalla parte opposta di un microscopio o di un telescopio", e questa è la sensazione che si ha leggendo questo breve capolavoro, di trovarsi dalla parte opposta di un miscroscpio, o di un telescopio, noi stessi intenti ad inseguire un ombra in giro per il mondo ed attraverso gli anni, per poi scoprire che, anche qual'ora la raggiungessimo, si tratterebbe sempre e solo di un'ombra. Il corpo che proietta quell'ombra rimane, sempre e comunque, inconoscibile, misterioso e pericoloso, immerso in quel "territorio del pericolo" che è la letteratura almeno quanto lo è la vita. Il corpo che proietta quel'ombra (Carlos Wieder) e mille altre, è il male, lo stesso che si muove e fa muovere l'intero romanzo 2666, e che si sposta per il globo come una tempesta, dal Cile all'Europa, dai cieli sudamericani alle piccole riviste d'avanguardia poetica dell'Europa, dai set di snuff movie, ai circoli di militari golpisti, e che aleggia su ogni singola parola del libro come un morbo sinistro e, contemporaneamente, come un impossibile punto interrogativo. Come dire, l'ultima trasmissione dal pianeta dei mostri.
Roberto Bolano è nato a Santiago del Cile 28 Aprile 1953, ed è morto a Barcellona il 14 Luglio 2003. Semplicemente è Bolano, L'ultimo classico, un Borges elettrico, il cantore del caos e dell'esilio, degli intrecci sospesi, del destino in mano al caso. Se avesse un senso questo aggettivo in letteratura, direi semplicemente: il migliore.
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