"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

mercoledì 12 settembre 2012

Corpo a corpo, di Gabriela Wiener, La Nuova Frontiera edizioni

  Pare che il termine "gonzo" sia nato all'interno della comunità irlandese di Boston Sud per indicare l'ultima persona a rimanere in piedi dopo una notte di bevute e bagordi, una sorta di Higlander da pub. In seguito, nel 1970, il signor Bill Cardoso, professione giornalista del Boston Globe, ha utilizzato questo termine per indicare il tipo di giornalismo praticato da Hunter S. Thompson, vale a dire un modo totalmente personale di riportare le notizie, sconclusionato e fuori di senno, ma non per questo meno veritiero del giornalismo che possiamo chiamare normale. In realtà, per chi non conoscesse Hunter Thompson (che comunque va conosciuto, almeno il suo Paura e disgusto a Las Vegas), normalmente i suoi articoli vedono lui stesso come protagonista che si occupa di un fatto di cronaca, va sul posto, comincia a guardarsi intorno, a fare qualche domanda e nel giro di un niente si trova in qualche bar a ubriacarsi assieme ad un presunto quanto improbabile testimone e, qualche pagina dopo, da "qualche parte" non meglio specificata in preda a deliri allucinatori causati da abuso di sostanze stupefacenti e superalcolici. A quel punto, del fatto di cronaca non si ha (ovviamente) più traccia alcuna. Altrimenti, nei suoi articoli più sobri, vale a dire quando riusciva a terminare un articolo senza rischiare l'overdose, di solito parla a lungo e con approfondita cognizione di causa delle scommesse sportive, su chi puntare, cavalli, macchine, cani, squadre di footbal, di baseball, di basket, quanto puntare e via discorrendo. Non per questo (anzi, forse proprio grazie a questo suo aspetto) non è stato un ottimo scrittore, sicuramente unico: critico quasi inconsapevole del grande sogno americano e delle sue bugie, delle ombre e delle luci artificiali che lo fanno sembrare ciò che in realtà non è. E poi è divertente. Ora, se si vuole applicare l'etichetta di giornalista "gonzo" a Gabriela Wiener, bisogna pensare a lei come ad una nipotina responsabile di Thompson. Talentuosa, certo, ma seria e responsabile, ma solo perchè effettivamente il suo modello era realmente un pazzo scatenato oltre ogni immaginazione. Al contrartio, se la si paragona ad una persona normale, è una simpatica svitata ed eccentrica. Mi spiego. Quando iniziate a leggere una delle sue cronicas potete stare tranquilli che parlerà di quello che è l'argomento di partenza (cosa che difficilmente accade nei libri di Thompson); faccio un esempio: se parla di donazione di ovuli, potete stare tranquilli che di quello tratteranno le pagine che seguono il titolo "Addio piccolo Ovocito, addio". Però, rispetto ad una persona normale, o ad un giornalista normale (spesso le due categorie sembrano non coincidere), la Wiener va oltre, e qui sta il suo lato gonzo. Lei bussa ad una clinica, si dice interessata a donare un ovulo, segue la procedura, compila questionari, si fa visitare da dottori, si sottopone ad una serie infinita di visite specialistiche, lascia che i medici controllino giornalmente la crescita dei suoi ovuli fino a quando, finalmente, non giunge il grande giorno in cui dà l'addio ai suoi ovociti. Tutto rigorosamente in prima persona. Così come le esperienze in un club di scambisti a Barcellona, o in un allevamento ultramoderno di maiali fuori Lima (in cui si impara che i maiali possono avere orgasmi anche di mezz'ora consecutiva), o sul palco di uno spettacolo di dominazione ad una fiera dell'eros. Quando va ad intervistare un uomo con sei mogli, tale Badani, lo fa andando a passare due notti a casa sua, dormendo con le sue mogli, parlando e vivendo con loro e con lui, ed immergendosi in quella realtà al confine (se non oltre) di quanto normalmente accettato dalla società. Quando vuole conoscere la vita di una trans sudamericana emigrata in Europa - nel caso indagato dalla Wiener, a Parigi - va a casa sua, dorme sul letto dove questa (la trans) fa sesso coi clienti, condivide la casa col suo fidanzato francese, e l'accompagna al Bois de Boulogne dove si prostituisce, aspettando che termini la sua nottata di lavoro. Poi la troverete in giro da sola per la più pericolosa prigione maschile di Lima, facendosi passare per moglie o sorella o fidanzata di qualche galeotto, per studiare il linguaggio ed i significati dei tatuaggi carcerari. Una cronicas a mio avviso interessantissima è quella che riguarda l'assunzione di ayahuasca ("In viaggio con l'ayahuasca"), una pianta sacra agli sciamani peruviani - pianta "visionaria o enteogena" più che non allucinogena-, prima provata in un alloggio nel centro di Lima, con risultati deludenti, poi nella foresta ma con lo sciamano sbagliato (si, ci sono sciamani giusti e sciamani sbagliati; dalle mie parti si direbbe: ci sono sciamani e ci sono sciamacci), e solo alla fine, dopo aver trovato lo sciamano che sarebbe stato quello giusto per lei, riesce ad immergersi in un mondo che forse non c'è e, al contrario, forse è più reale di quello che noi riteniamo essere reale, e a verificare le effettive qualità della pianta. Comunque, di qualsiasi cosa parli, Gabriela Wiener c'è sempre, lei e la sua vita, lei e suo marito Jaime Rodriguez Z. (poeta e giornalista peruviano), lei e il suo pancione che si gonfia, prima, e poi lei e sua figlia. Non è una Hunter Thompson in gonnella, è Gabriela Wiener, sa scrivere, sa essere licenziosa, sa essere ironica e, fuor di dubbio, sa provocare ed interessare il lettore.
 Degna rappresentante della nuova ondata di giovani scrittori e giornalisti sudamericani.

  Onestamente, non sono riuscito a capire se questo Corpo a corpo, sia la traduzione del suo primo libro, Sexografìas (nel caso, la scelta della traduzione del titolo sarebbe come minimo demenziale), o una raccolta di brani tratti dai suoi libri e dai suoi articoli pubblicati su quotidiani e riviste. Immagino la seconda che ho detto.

Gabriela Wiener nasce a Lima (Perù) nel 1975. Scrive per quotidiani e riviste spagnole e sudamericane. I suoi primi reportage li ha scritti per Etiqueta Negra, di cui è corrispondente a Barcellona. E' stata redattrice della Sezione culturale e del Supplemento domenicale del quotidiano El comercio del Perù. Ha studiato Linguistica e Letteratura all'Università Cattolica di Lima e nel 2003 è volata a Barcellona per seguire un master in Cultura storica e Comunicazione. Da questa città ha scritto per media quali, tra gli altri, Etiqueta Negras, Caretas e Travesìas. In Spagna ha lavorato come redattrice della rivista Lateral e ha pubblicato suoi articoli con La Vanguardia, El periodico de Cataluna, Letras Libres, Primera linea e Quimera. Le sue cronicas sono apparse sul numero speciale di Latinoamerica dell'edizione congiunta di Virginia quartely Review - Etiqueta Negra, Mejor que ficciòn, Cronicas ejemplares e Antologia de la crònica latinoamericana actual.
Attualmente vive a Madrid dove lavora come caporedattrice di Marie Claire.
 Ha pubblicato Sexografias nel 2008, Nueve Lunas nel 2009, e Kit de supervivencia para el fin del mundo nel 2012, oltre ad una raccolta di poesie, Cosas que la gente deja cuando se va.

  Il suo blog è Sexografias.

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