"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 7 giugno 2015

Kassel non invita alla logica, di Enrique Vila-Matas, Feltrinelli editore

  Enrique Vila-Matas, nel 2012, viene invitato a partecipare alla 13°edizione di Documenta, a Kassel, a sedersi in un ristorante cinese ai limiti di un parco e a scrivere quel che gli passa per la testa, questa è in sintesi estrema la trama di Kassel non invita alla logica, che si snoda dal primo enigmatico contatto tra l'autore e gli organizzatori (anzi, le organizzatrici) del mastodontico evento artistico-culturale fino alla "Conferenza senza nessuno" tenuta dall'autore alla Standehaus che sigillerà la sua esperienza nella folle e selvaggia prateria dell'arte d'avanguardia.
  Vila Matas (detto tra parentesi) è un genio, credo, ma anche se non lo fosse comunque fa di tutto per esserlo, e questo libro, questo reportage autobiografico che è sospeso sull'abisso che divide (o unisce, vedete voi) la narrativa dalla saggistica, lo si può leggere come un diario interiore o, per meglio dire, mentale, spesso cervellotico - e forse, appunto, geniale -, erudito ma non troppo, dell'autore di fronte all'improvviso pararglisi di fronte del - nientemeno! - nucleo stesso dell'arte d'avanguardia (sempre che si possa anche solo postulare l'esistenza di un nucleo, riferito a qualsiasi avanguardia, in qualsiasi ambito artistico, cosa che non credo possibile: le avanguardie sono sbilanciate per loro stessa initma natura, in avanti, sul futuro, non possono permettersi un centro d'equilibrio). Ma poi è, questo Kassel non invita alla logica, anche altre cose: un requiem, una funzione funebre per un'Europa che, senza saperlo, è morta e che per rinascere deve trovare la forza di presenziare al proprio funerale (celebrato tra l'altro da una inintellegibile orda di cinesi), di prendere atto della propria natura cadaverica, ed è la storia di un uomo e delle sue fobie ed ossessioni, il viaggio di un intellettuale, di uno scrittore apolide in terra straniera (è un ossimoro, ma leggendo il libro si può capire che al contempo non lo è), è un reportage su Documenta, l'importante kermesse quinquennale d'arte d'avanguardia che si tiene a Kassel, in Germania, nell'alta Assia, ma è anche un esperimento, un libro di letteratura che ha come oggetto l'arte d'avanguardia stessa e come soggetto (e punto di vista, e io narrante) uno scrittore, anch'esso d'avanguardia. E' un respiro fondo, vivo e sconcertato dell'autore di fronte ad un Mondo Nuovo, a volte sfiorato ma mai, realmente, vissuto. Soprattutto, credo, si tratta di un libro sulle domande che nascono quando la logica si trova di fronte ad incarnazioni di un'altra logica (o di altre logiche): cos'è l'arte, cos'è la vita, in che rapporto stanno, e via discorrendo. Ma, seppur a volte i contorcimenti cervellotici di Vila-Matas sforino nella ridondanza, le domande di cui sopra, per quanto trite e ritrite, se non addirittura ataviche, in questo libro suonano più lievi, meno banali, forse perchè non ricevono una risposta, La Risposta, e neppure un silenzio sconosolato: le risposte che il libro fornisce sono molte, forse pure troppe, e si sussegguono a seconda dell'opera che l'autore si trova di fronte (o attorno, diciamo "dell'opera che l'autore si trova a vivere") e a seconda del suo umore, lieve e gioioso la mattina e cupo e pessimista la sera. Esiste una speranza o, come l'Europa, l'arte è semplicemente morta? Cos'è l'avanguardia se non follia, e la follia cos'è se non vita, e la vita, quella del protagonista almeno, cos'è se non un continuo pencolare tra la crisi e la rinascita, tra la paura e la gioia, tra l'oscurità della notte e la luce del giorno?

La possibilità che mi annoiassi, pensai, non doveva assolutamente preoccuparmi visto che se volevo tenermi ben occupato per tutta la notte era sufficente che mi domandassi, per esempio, a che genere di cose si dedicava Dio prima di creare il mondo. (pag.210)

Quello era stato sicuramente il mio errore più grande del giorno: non essere convinto che il profumo di Eva Braun potesse avere a che fare con l'arte d'avanguardia.  (pag.73)

Vedevo che il mondo mi scivolava tra le mani e mi accorgevo che era sgradevole trattenerlo per più tempo con me, volevo scagliarlo in una qualsiasi discarica spaziale, o forse in un Euro-Sexy-Shop, o in una macelleria della Selva Nera, o in un negozio di tappeti a El Paso, o in una lavanderia di Melbourne. Non sapevo cosa farmene del mondo. (pag. 137)

  Forse tutto il libro è un unico, lungo McGuffin, o forse lo è Documenta, o magari lo stesso Vila-Matas, nel libro, è un McGuffin. L'importante resta comunque il viaggio, l'occhio dell'autore di fronte ad uno spaesamento continuo, perenne (e voluto, cercato, braccato), l'essenziale è la sospensione del testo tra fiction e non-fitction, tra realtà e rivisitazione fantasticata, è l'ironia che lo permea, il mettersi a nudo dell'autore catalano, il condurci in una paese delle meraviglie in cui il Bianconiglio è la quintessenza della normalità e in cui tutto ciò che sembra non è ma necessita di una spiegazione. La rinascita dopo la caduta è la ricerca di questa spiegazione, ma in fondo non si può essere più chiari (cioè non lo si può essere affatto) perchè Kassel non invita alla logica in effetti non invita affatto alla logica. Detto questo, Vila-Matas va comunque letto, anche solo per detestarlo, anche solo per il semplice e banale dato di fatto che lui, anche se non lo fosse, un genio si sforza realmente di esserlo: e in tempi di mediocrità elevata a modus vivendi come quelli che ci troviamo a vivere, questo sì è d'avanguardia. Se poi sia arte o meno, è un altro paio di maniche.



   Enrique Vila-Matas (Barcellona, 1948), considerato uno dei maggiori scrittori spagnoli contemporanei (diversi critici letterari lo hanno indicato come il maggiore scrittore spagnolo vivente) , è tradotto in tutto il mondo e ha ricevuto prestigiosi premi letterari. Appassionato delle opere di James Joyce e del suo Ulisse in particolare, ha contribuito a fondare a Dublino l'Order of Finnegans, al quale partecipa piuttosto di frequente tutti gli anni, di solito in occasione del Bloomsday il 16 giugno. Tra i suoi libri tradotti in italiano: Bartleby e compagnia (2002), Il mal di Montano (2005), Dottor Pasavento (2008), Storia abbreviata della letteratura portatile (2010) e Un’aria da Dylan (2012).            

   Qui potete trovare la pagina del sito di Vila-Matas in cui c'è il link a questa recensione (e altre ancora)     

Nessun commento:

Posta un commento