"E di colpo percepisce in quella dichiarazione una minaccia. Qualcosa che si avvicina dalla parte del mare. Qualcosa che avanza trascinato dalle nubi scure che attraversano invisibili la baia di Acapulco."
Roberto Bolano, (da Ultimi crepuscoli sulla terra; Puttane assassine)

domenica 3 luglio 2011

I minuti neri, di Martin Solares, edizioni Il Saggiatore

In questa storia c'è un presente con cui si apre e si chiude la narrazione, e questo presente ha un suo protagonista (Ramòn Cabrera, detto el Macetòn) e diversi altri personaggi, poi c'è un passato che è il vero centro del racconto, e questo passato ha un suo protagonista (Vicente Rangel Gonzàlez) il quale a sua volta ha un coprotagonista (Jorge Romero, detto el Ciego), e diversi altri personaggi. Ogni personaggio, più o meno, ha un soprannome e l'autore di volta in volta decide se usare il nome o il soprannome. Alcuni compaiono sia nella linea del presente che in quella del passato. La storia comincia con l'omicidio di un giornalista, Bernardo Blanco, tornato nella immaginaria città di Paracuan dagli Stati Uniti, e infilatosi da subito in un groviglio di serpi in cerca della verità su fatti che ebbero inizio nel 1978. La vera protagonista del libro è la storia di questi fatti, che viene portata alla luce, poco alla volta e tra mille difficoltà, dal Macetòn, il quale indaga sulla morte di Blanco, il giornalista. In poco tempo si rende conto che i due fatti sono strettamente legati e per comprendere l'uno bisogna inevitabilmente ricostruire l'altro, cosa tutt'altro che facile dal momento che i fatti del 1978 rappresentano il peccato originale su cui si è costruita, attraverso menzogne, soprusi e corruzione, il vero gotha della città, e non solo. Nel 1978 vennero trovate morte quattro bambine, quattro cadaveri mutilati che vennero addebitati ad un serial killer senza volto ribattezzato dalla stampa Lo Sciacallo. Nel corso del libro scopriremo la vera identità dello Sciacallo, ma sarà relativamente poco importante. Avrà un nome ed un cognome, ma di lui sapremo poco o niente, se non che " Lo portarono dentro alle tre, e alle tre e cinque lo liberarono. ". Il vero centro del narrare, il vortice scuro che tutto ingoia, è la rappresentazione della corruzione in Messico (che in questo caso è perfetto come sfondo credibile, ma potrebbe trattarsi di qualsiasi altra nazione: pensiamo ai mille misteri italini, alle stragi di stato, ecc.), gli allacci coi politici, coi narcotrafficanti, coi criminali, la rete di coperture di cui si trova a fruire lo Sciacallo, quasi a sua insaputa, e il mare di menzogne e scese a patti squallidi che si mettono in moto da subito e finiscono per costituire una sovrastruttura (un Sistema) che diventa impensabile scalfire. Se si sottrae un pezzo, seppur infinitesimale, di menzogna al castello di bugie, tutto quanto l'edificio sarà destinato al crollo, per questo il sistema dovrà coprire, insabbiare, corrompere, torturare e uccidere pur di salvaguardare sè stesso. Blanco, il giornalista Bernardo Blanco, scoprirà il Macetòn, stava raccogliendo materiale per scrivere un libro su quei fatti, e per questo muore. Il vero protagonista del romanzo è il meccanismo che sottende il potere, è il potere stesso e le sue forme di autodifesa, il crimine come fatto insito al sistema. Di più, come azione fondante del sistema. C'è tutto il Messico (e non solo) in questo libro: ci sono i femminicidi di Ciudad Juarez, i narcotrafficanti onnipotenti, c'è la polizia che si limita a divenire un tramite tra i narcos, i politici e la popolazione. C'è la corruzione politica, che parte dall'ambito locale e giunge fino a quello nazionale. Ci sono però anche tre generazione di poliziotti onesti - non perfetti, non immuni da vizi o colpe, ma onesti -: Miguel Rivera Gonzalez, lo zio di Vicente Rangel Gonzalez, Vicente rangel appunto e infine Ramòn Cabrera, el Macetòn. E poi c'è la stampa che, nonostante tutto, rimane l'unico contropotere a potersi permettere di svolgere il suo ruolo. Non per niente, forse, il mondo ha potuto venire a conoscenza della strage di donne di Ciudad Juarez grazie al libro di un giornalista, Sergio Gonzalez Rodriguez (Ossa nel deserto, Adelphi) e non per niente lo stesso autore, Martin Solares, è giornalista. Abbiamo un noir ben dosato, ben scritto (la scrittura è da autore tout court non certo del semplice giornalista), ben ambientato, teso senza essere mai eccessivo, con qualche sforamento nel grottesco se non proprio nell'assurdo (vedi il capitolo " Testimonianza di Rodrigo Montoya, agente sotto copertura"). Un libro che trascina nella lettura e che, alla fine, si vorrebbe non aver mai letto, ma che in qualche sua componente continua a galleggiare nel subosconscio del lettore.
Non illudiamoci che parli solo del Messico.

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